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La spirale di violenza a danni di presidi e insegnanti mina alle basi la democrazia | L’analisi di Ferdinando Adornato

Sul Messaggero Ferdinando Adornato ricorda come negli ultimi quattro mesi, cioè più o meno dall’inizio dell’anno scolastico, si siano registrati in Italia già ventisette aggressioni nei confronti di presidi e insegnanti, da parte di genitori insoddisfatti del “trattamento” riservato ai loro figli. Ed è dell’altro ieri la notizia di una professoressa accoltellata da uno studente a Varese. Eppure non sembra che, finora, il discorso pubblico italiano abbia dato a questi episodi il giusto rilievo.

Sono però cifre che autorizzano a ritenere di essere di fronte a una vera e propria tendenza sociale. Aiutati dalla più recente analisi sociologica, si potrebbe definire tale fenomeno come l’affermarsi di un inedito “sovranismo individuale”.

In altri termini, il cittadino protagonista di tali atti ritiene libero se stesso da ogni vincolo di natura collettiva e da ogni principio di autorità sociale. Tanto da contestare in modo aperto, e finanche violento, chiunque gli si metta di traverso. Egli sente, in modo prepotente, la spinta ad agire in nome di un presunto diritto. Al contrario, non avverte minimamente il peso di un altro paradigma chiave della convivenza: quello del dovere. Eppure tutti dovremmo sapere che ogni democrazia vive e prospera solo se sa realizzare un sano equilibrio tra diritti e doveri.

Il massimo esponente italiano di questa filosofia, Giuseppe Mazzini si chiedeva: “Supponiamo che i diritti di un individuo siano temporaneamente opposti a quelli di un altro, come riconciliarli se non appellandosi a qualcosa di superiore a tutti i diritti?” Ecco, è questa la domanda-chiave che sembra scomparsa dal discorso pubblico. Sappiamo ancora cos’è quel “qualcosa”, superiore a tutti i diritti? La patria, la nazione, lo Stato, la famiglia? non lo sappiamo più. E il risultato è il progressivo venir meno di ogni “principio d’autorità”.

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