Il Consiglio direttivo Bce lascerà i tassi invariati giovedì ma l’attenzione sarà sulla comunicazione di Christine Lagarde. La presidente della Banca centrale è stata bocciata duramente dai dipendenti della Bce in un sondaggio del sindacato Ipso a cui hanno partecipato 1.159 persone (su circa 4.500 lavoratori totali): il 53% dei rispondenti ha sottolineato che Lagarde non è la persona giusta per il ruolo. Oltre il 50%, si legge su MF, ha inoltre giudicato la sua presidenza “scadente” (poor) o “molto scadente” (very poor).
LE CRITICHE DELLO STAFF BCE
Lo staff ha criticato Lagarde anche per il fatto di impiegare “troppo tempo in materie non collegate alla politica monetaria” e di usare la Bce per i propri scopi. Il sondaggio, secondo Politico, ha anche evidenziato che Lagarde è “un leader autocratico che non agisce necessariamente secondo i valori che proclama”. I risultati sono stati considerati “difettosi” da un portavoce Bce che ha indicato la possibilità per alcuni di votare più volte. In ogni caso i voti di Lagarde sono stati molto peggiori rispetto a quelli ottenuti con la stessa metodologia dai predecessori Mario Draghi e Jean-Claude Trichet, il cui lavoro in passato è stato considerato in maggioranza favorevole o molto favorevole.
I RISCHI DI RITARDO NEL TAGLIO DEI TASSI
Riguardo alla politica monetaria Lagarde è stata criticata invece dagli economisti per il recente intervento a Davos. La presidente ha fatto capire che la Bce vuole essere sicura della discesa dell’inflazione al 2% e perciò aspetterà fino alla “tarda primavera” per capire l’andamento delle negoziazioni salariali. Si tratta però di una manovra rischiosa per la banca centrale. Il primo taglio, secondo quanto suggerito da Lagarde, dovrebbe arrivare non prima di giugno. Ma questa strategia sarebbe in contraddizione con la “dipendenza dai dati” della Bce (tutti i dati, non solo quelli sui salari) che già segnalano il forte pericolo di una stretta eccessiva. Un taglio rinviato troppo a lungo causerebbe una frenata economica superiore al necessario, con possibile discesa dell’inflazione sotto l’obiettivo del 2%.
Alcuni analisti ritengono perciò probabile un’accelerazione delle riduzioni dei tassi nel secondo semestre, anche con tagli di 50 punti base, con l’obiettivo di compensare la restrizione eccessiva nel primo semestre. La Bce dovrebbe così riparare l’errore di un orientamento troppo hawkish, contrario all’obiettivo “simmetrico” di inflazione che impone la stessa attenzione a un’inflazione sopra o sotto il target nel medio termine. Lagarde e altri banchieri centrali Bce sembrano invece preoccupati soltanto di un nuovo rialzo dell’inflazione a breve. In uno scenario incerto (come dimostrano anche i rischi dal Medio Oriente) la presidente farebbe meglio a evidenziare la dipendenza dai dati Bce, senza fare previsioni o indicare date.
Gli analisti ritengono tuttavia che Lagarde continuerà a spingere verso l’estate il primo taglio contrastando le attese di mercato per una manovra più vicina. Dopo l’ultimo intervento della presidente, i mercati hanno di fatto escluso una riduzione dei tassi a marzo, in precedenza considerata molto probabile. Ieri gli operatori stimavano al 70% un taglio ad aprile e davano quasi per certo un doppio calo dei tassi (quindi di 50 punti base totali) a giugno. In totale i mercati vedono una discesa dei tassi sui depositi quest’anno di 135 punti base dall’attuale 4%.
L’ANALISI DEGLI ECONOMISTI
Anche il presidente della Bundesbank Joachim Nagel ha parlato di una discussione sulla riduzione dei tassi “nella pausa estiva”. Per Citi “i dati mostrano in modo evidente che la politica monetaria nell’Eurozona non dovrebbe rimanere restrittiva per troppo tempo”. Ma la Bce ha una “preferenza asimmetrica” per un’inflazione sotto piuttosto che sopra il target. Questo fattore per Citi suggerisce “una crescente probabilità che il primo taglio avvenga solo a giugno, ma che in seguito i tassi scendano molto e velocemente, fino all’1,50% nel 2025”. Anche secondo BofA “i dati suggerirebbero tagli prima di giugno” e di conseguenza “data la veloce disinflazione, c’è il rischio di un’azione più forte” della Bce da metà anno.








