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Il premierato elettivo è prima di tutto un dispositivo antipartitico e antiparlamentare | L’analisi di Carlo Galli

Il più evidente obiettivo del disegno di legge costituzionale sul premierato elettivo, commenta su Repubblica Carlo Galli, è irrigidire la dinamica politica impedendo l’estensione, in emergenza, dei poteri presidenziali – un fenomeno che almeno dal 2011 ha molto inciso sulla politica italiana –. Ma per giungere a quel fine la destra deve mirare anche a un altro obiettivo, meno occasionale e più sostanziale: il premierato elettivo è prima di tutto un dispositivo antipartitico e antiparlamentare.

L’Italia si è sempre dotata di un governo di fatto parlamentare; la sovranità popolare si è sempre espressa attraverso la mediazione della rappresentanza politica. Il Parlamento è l’istituzione in cui la volontà popolare si traduce in parola dialogante, in ragione argomentante; in cui l’unità della voce del popolo si riproduce attraverso la pluralità delle voci parziali, dei partiti. È questo il motivo del divieto costituzionale di mandato imperativo: l’eletto, prima di rappresentare una parte politica e un territorio, rappresenta la volontà di tutto il popolo di trovare un’articolata rappresentanza di unità e pluralità.

A questo intreccio di liberalismo e democrazia, di dialogo e decisione, di libertà e responsabilità, di unità e pluralismo, la destra è estranea. Lo definisce con concetti come partitocrazia, ribaltone, cambio di casacca. Alla mediazione parlamentare, alla politica come parola dialogante, preferisce l’espressione immediata della volontà del popolo sovrano, trasformata nella parola solitaria di un vertice legittimato dal popolo. Sostiene che il male politico del Paese sia l’instabilità dei governi generata dal Parlamento (il che è tutto da dimostrare) e che la democrazia consista non in un dialogo fra le parti ma nel conflitto e nel trionfo del vincitore sul vinto: un esito da rispettare come un oracolo.

Mentre la liberaldemocrazia si preoccupa di istituire le condizioni perché si producano risultati aperti, come appunto avviene nel Parlamento, questa democrazia d’investitura vuole il risultato immediato, una eco della voce del popolo.

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