Secondo un report dell’istituto di ricerca indipendente 13D Research & Strategy, con sede negli Stati Uniti, questo potrebbe essere il «decennio d’oro» dell’Italia. E i suoi economisti non sono gli unici a guardare all’Italia, da molto lontano, con un rinnovato interesse. Fino a parlare di «decennio d’oro».
Il «decennio d’oro» e le altre previsioni
Le testimonianze di questo cambio di aspettative sull’Italia, come detto, non sono poche. Proprio ieri, intervistato dall’Ansa, il direttore del Dipartimento Europeo del Fmi, Alfred Kammer, ha dichiarato che l’Italia è in una «forte fase di ripresa»: questo, ha aggiunto, è il «successo della risposta politica» che, con le misure adottate, ha protetto la struttura dell’economia e consentito «una forte ripartenza».
JP Morgan è uscita con un report dal titolo: «Forte crescita, con Draghi che porta cambiamenti radicali». Il Capoeconomista dell’Ocse ha invece affermato, in un’intervista al Financial Times, che «l’Italia è oggi nella posizione di resettare l’economia». Sempre FT ha virgolettato il presidente del G20 Business Forum con queste parole sulla Penisola: «Siamo in un boom di investimenti».
Morningstar recentemente ha riportato la dichiarazione di un economista senior di Pantheon Macroeconomics: «Siamo più positivi sulla produzione industriale in Italia che altrove». Ma anche Goldman Sachs nota che gli stimoli che arrivano dal Recovery Fund «porteranno gli investimenti pubblici sui livelli precedenti al 2007». Fino agli analisti di 13D, che notano il fatto che da quando è arrivato Draghi a Palazzo Chigi l’Italia ha chiuso il gap di Pil perso con il Covid rispetto a Germania e Francia.
Le ragioni dell’ottimismo
La chiave di lettura comune a tutti gli ottimisti riguarda gli investimenti, vero motore della ripartenza. JP Morgan sottolinea che «l’aspetto più significativo della ripresa italiana è il rimbalzo degli investimenti fissi, che sono cresciuti del 5% oltre i livelli pre-Covid superando altre economie europee». A sostenerli sono due elementi: i fondi europei del Next Generation Eu e le riforme strutturali. Sono gli analisti di Deutsche Bank a porre per esempio l’accento (forse troppo enfatico) sul tema riforme, commentando: «è impressionante come siano state varate velocemente».
C’è poi chi mette l’accento, in positivo, sul successo della campagna vaccinale: «Per l’Italia i vaccini sono stati un game changer» ha per esempio dichiarato ieri Kammer del Fondo monetario. Le analisi ruotano un po’ tutte intorno alla figura di Draghi. Gli analisti di 13D parlano di un «decennio d’oro» anche per questo motivo (dando in realtà quasi per scontato il trasloco di Draghi al Quirinale): «Il timore che l’Italia torni in stagnazione e nell’impasse politica dopo l’uscita di Draghi dal Governo è ingiustificato» scrivono. «Come presidente della Repubblica, Draghi avrà ancora molto potere: se riuscirà ad implementare le riforme durante la permanenza al Governo, non importa chi verrà dopo di lui perché nessuno potrà più cambiare l’impostazione».
Ma i mercati sono più prudenti
Lo spread BTp-Bund è sceso dopo l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi, certo, ma poi è rimasto poco sopra i 100 punti base. E il ribasso è imputabile in buona parte alla politica Bce. Ma anche le dichiarazioni che arrivano dagli investitori mostrano più cautela: «Questo ottimismo sull’Italia non è così diffuso tra gli hedge fund internazionali» osserva per esempio Mattia Nocera, managing director di Ceresio Investors e responsabile proprio della selezione degli hedge fund esteri per il gruppo. «Per ora non ho notato un aumento dell’esposizione dei fondi sull’Italia. Il quadro, del resto, dipende molto dalla crescita che il Paese riuscirà a generare: se la crescita non continuasse, allora emergerebbero i problemi di deficit e debito».
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