Il Pil in rialzo rispetto alle stime? È il rimbalzo, ma «le previsioni si fanno comunque sull’anno dopo e lì non vedo un grande orizzonte. Oggi il cantiere delle riforme che potevano rilanciare il paese è invisibile. Non c’è traccia delle grandi riforme fiscali, giustizia, pensionistica. E il Pnrr è invischiato nella somma di tre burocrazie; quella centrale e territoriale italiane a cui s’aggiunge quella europea». Lo afferma l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, in un’intervista a Libero in cui rivendica di avere «proposto gli eurobond nel 2003, che dovevano servire per finanziare le infrastrutture e la difesa».
«Non ho nulla contro quello schema di finanza europeo, anzi. Ma tenga conto che, nel bilancio Ue, il rapporto dare/avere per l’Italia, tra contributi da riparametrare e tributi europei ancora da introdurre, non è necessariamente a nostro vantaggio. Una parte dell’effetto virtuoso dei fondi del Pnrr è da conquistare, un’altra da dimostrare. Il resto è a debito in continuo condizionamento».
«C’era in partenza una perfetta simmetria di grande fiducia per un grande governo. Ora la fiducia è buona ed è sufficiente per curare le emergenze di quest’ultimo scorcio di legislatura, ma per le riforme strutturali abbiamo oramai perso il treno» spiega. «Io avrei una soluzione. Basta che Draghi guardi dentro l’archivio di Palazzo Chigi: si scriva e si invii una bella lettera come quella da lui stesso mandata, da governatore di Bankitalia, al governo italiano di Berlusconi il 5 agosto del 2011. Una lettera ultimativa ritenuta ottima per le riforme».
«Magari, se Draghi non ricorda bene il testo, chieda lumi» suggerisce Tremonti «ai due che lo aiutarono a compilarla e che ora gli siedono accanto come ministri» con un riferimento a Daniele Franco e Renato Brunetta. «Lì Trichet e Draghi ci chiedevano un forte e molto articolato ciclo di riforme, comprese quelle costituzionali, da realizzare praticamente in tempo reale per riportare l’Italia sulla retta via. Potrebbe essere un buon memorandum anche per l’oggi. Magari è un po’ tardi ma è la spinta decisiva…» conclude l’ex ministro.