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[L’intervento] La giurista Greta Tellarini: «Ecco perché trasporti e logistica sono una grande opportunità di rilancio per il Paese nella sfida del Recovery Fund»

Nella grave emergenza sanitaria, che ci ha pesantemente colpito nella primavera scorsa e che si sta tragicamente riproponendo in quest’ultimo periodo, appare quanto mai evidente il ruolo strategico che rivestono settori decisivi per la tenuta del sistema-Paese e per lo sviluppo del comparto industriale, quali i trasporti e la logistica.

È, peraltro, la stessa competitività dell’industria europea a dover essere sostenuta da un sistema globale di trasporto e logistica, in cui tutte le diverse modalità giochino il proprio ruolo.

Nella recente definizione della nuova strategia industriale europea (marzo 2020) particolare attenzione è stata, infatti, rivolta alla mobilità sostenibile ed intelligente ed al sostegno all’industria automobilistica, aerospaziale, ferroviaria e navale, destinata a garantire, tramite interventi in ricerca ed innovazione, investimenti infrastrutturali ed incentivi solidi (anche negli appalti), la transizione verso una mobilità sicura, sostenibile, accessibile e resiliente.

La strategia europea sulla mobilità sostenibile e intelligente, che la Commissione è ora in procinto di adottare, costituirà la direttrice su cui dovrà svilupparsi il sistema globale dei trasporti (includendo anche la revisione del regolamento sulla rete di trasporto trans-europea – TEN-T) ed andrà a definire le modalità con cui i trasporti potranno contribuire alla neutralità climatica entro il 2050, anche mediante l’uso, in particolare, delle tecnologie digitali.

La strategia politica per il settore dei trasporti prevede un programma di interventi per il periodo 2021-2027, che si svilupperà su due diversi fronti: da un lato, il Green Deal, presentato dalla UE nel dicembre 2019, affinché i trasporti contribuiscano (con riduzione delle emissioni di CO2 e mitigazione delle fonti di inquinamento) alla neutralità climatica entro il 2050, e, dall’altro lato, l’Agenda digitale, affinché le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dall’automazione consentano una migliore connessione tra le diverse modalità ed un’ottimizzazione del sistema trasporti.

Le tecnologie digitali, peraltro, rappresentano un fattore fondamentale per il conseguimento degli obiettivi di sostenibilità imposti dal Green Deal europeo.

Come rimarcano le Linee guida della Commissione europea dello scorso 17 settembre, l’obiettivo centrale per il piano italiano di rilancio sarà quello di promuovere e sostenere una progettualità volta alla transizione green e digitale. E, dunque, non può che apparire essenziale che l’Italia ponga il settore dei trasporti e della logistica quale priorità delle azioni da sviluppare nell’ambito del programma Next Generation Eu.

I fondi che il nostro Paese potrà ricevere grazie allo strumento del Recovery Fund (o Next Generation Eu) dovranno traghettare l’Italia verso quella transizione ecologica e digitale, che fino ad oggi non è stata possibile attuare, in un’ottica di lungimirante e straordinaria opportunità per il Paese.

É questo il momento in cui l’Italia dovrà individuare i progetti del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR), che includano investimenti e riforme anche nel settore dei trasporti e della logistica; fondi che non dovranno essere utilizzati per interventi ordinari o per progetti non ancora completati o per grandi opere rimaste in stand-by.

Si richiede una progettualità complessiva, sistemica e strategica, che colmi il ritardo storico che il settore dei trasporti e della logistica sconta in termini di scarsa infrastrutturazione e appesantimento burocratico e ne garantisca una maggiore competitività con interventi volti a promuovere il digitale e la sostenibilità ambientale, i due grandi pilastri su cui si basa il Recovery Fund, in un processo di sviluppo virtuoso e duraturo.

È una fase storica che impone una nuova ed integrale riprogettazione, in cui la ripresa e la resilienza dovrebbero scaturire da una visione strategica della trasversalità e delle interrelazioni dei settori dei trasporti e della logistica in un sistema Paese.

Si deve partire da un disegno complessivo che garantisca ai trasporti e alla logistica lo sviluppo di una rete infrastrutturale efficiente, sostenibile e resiliente alla luce di una definita visione di politica industriale: ammodernamento e potenziamento delle reti infrastrutturali, con inevitabile attenzione alla transizione verso una mobilità sostenibile, all’investimento infrastrutturale nelle zone del Mezzogiorno, con particolare riguardo all’alta velocità ferroviaria (come suggerito dalla UE), alla realizzazione dei collegamenti di ultimo miglio (collegamenti multimodali di porti, aeroporti ed interporti); ma anche investimenti nella riqualificazione di aree retroportuali, nel recupero e bonifica di aree portuali dismesse o sottoutilizzate da destinare ad attività manifatturiere o logistiche e nello sviluppo di reti di impresa per sostenere quelle attività più a rischio del comparto portuale, logistico e trasportistico.

Progetti di investimento, dunque, che andrebbero nella direzione di promuovere la transizione modale (merci e passeggeri) in una prospettiva di sostenibilità ambientale, di aumentare la competitività del sistema Italia in un riequilibrio tra nord e sud ed in un’ottica di sostenibilità economica e sociale e di garantire al Paese il ruolo di piattaforma logistica del Mediterraneo.

La direzione, indicata in sede comunitaria, è quella di sostenere il processo di transizione verso un sistema di trasporti a zero emissioni, anche in una prospettiva, dunque, di riduzione delle emissioni e di mitigazione dei cambiamenti climatici, che necessariamente dovrà comportare l’ammodernamento dei mezzi di trasporto, l’uso di combustibili green, lo shift modale, la digitalizzazione del sistema dei trasporti e della catena logistica. Tuttavia, in tale prospettiva non possono assumere rilevanza secondaria investimenti anche in termini di adattamento delle infrastrutture di trasporto agli impatti dei cambiamenti climatici, alla luce di quelle condizioni che possono arrecare danni alle infrastrutture, dovute ad eventi c.d. estremi (come frane ed inondazioni) o a processi climatici più lenti (come l’aumento delle temperature o del livello del mare).

Il processo di transizione, che dovrà essere graduale, ma puntuale, verso una mobilità green e digitale non può che essere contestualmente sorretto da un apparato razionale ed organico di incentivi e di riforme. È essenziale definire un sistema di incentivazione per mezzi ed infrastrutture eco-sostenibili, per opere di riqualificazione di aree retroportuali, per interventi di innovazione tecnologica e digitale, nonché di misure premiali a sostegno dello shift modale (auspicabile, ad esempio, la trasformazione di sussidi incerti, come Ferrobonus e Marebonus, in sussidi ambientalmente favorevoli).

In un più ampio quadro d’insieme si dovrà riflettere su interventi di riforma in tema di defiscalizzazione, aggiornamento della normativa sull’autotrasporto in termini di maggiore sostenibilità ambientale, revisione della disciplina degli appalti e delle concessioni, semplificazione e riordino delle procedure amministrative e burocratiche, anche in relazione ai diversi livelli di governance e nella prospettiva di digitalizzazione dei servizi amministrativi.

Nell’attuale contesto di sostanziale solidarietà europea e nella sfida del Recovery Fund, oggi l’unica grande opportunità di rilancio per il nostro Paese, ripensare al sistema dei trasporti e della logistica in una visione strategica d’insieme può rappresentare l’elemento vincente per l’economia italiana. 

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