Il mercato fiuta già l’aria di un taglio dei tassi, se si pensa che a fine ottobre il Btp decennale rendeva il 5% e oggi il 4,34%.
Questo significa un bel rally dei prezzi, che si muovono in direzione opposta.
Gli analisti si aspettano, infatti, che la Fed parta a giugno 2024 con una prima riduzione dello 0,25% al costo del denaro, e che a seguire Bce, in settembre, faccia altrettanto.
Come comportarsi allora con le obbligazioni?
Buffett affascinato dai bond.
Uno spunto interessante arriva da Warren Buffett, forse l’investitore più famoso al mondo per gli acquisti oculati nel settore azionario.
Il suo braccio operativo, Berkshire Hathaway, scrive MF-Milano Finanza, ha effettuato una rotazione di portafoglio nel terzo trimestre, portando i disinvestimenti netti d’azioni quotate in borsa a quasi 40 miliardi di dollari nell’ultimo anno.
Nel contempo, l’oracolo di Omaha ha trovato interessanti i titoli di Stato, nello specifico i buoni del Tesoro Usa a breve termine che ora rendono più del 5%.
Ed ecco perché la liquidità di Berkshire è salita alla cifra record di 157 miliardi di dollari alla fine di settembre.
Questo non vuol dire che il guru abbia abbandonato il suo grande amore, le azioni.
Ma ha voluto diversificare cogliendo la storica opportunità di rendimento offerta dalle obbligazioni, comprare prima che la Fed inizi a tagliare i tassi per catturare i massimi rendimenti sul mercato.
Il team Multi-Asset di Pimco ricorda che, “storicamente, in contesti post picco come questi, i Treasury Usa hanno avuto la tendenza a offrire interessanti rendimenti corretti per il rischio, mentre l’azionario ha incontrato difficoltà.
La duration americana sulle scadenze intermedie è particolarmente appetibile”.
Gli esperti di Pimco vedono opportunità anche in Australia, Canada, Regno Unito ed Europa.
“I primi due tendono a essere mercati più sensibili ai tassi di interesse perché una quota consistente dei mutui è a tasso variabile, mentre per gli altri due mercati gli ultimi dati macroeconomici segnalano che potrebbero essere più vicini a una recessione rispetto agli Usa”.
Doppio bonus: tassi in discesa e tasse dimezzate.
Giacomo Alessi, analista obbligazionario di Finint Private Bank, ricorda che “l’inflazione Usa è cresciuta anno su anno del 3,2% a ottobre rispetto al precedente 3,7% e sotto le attese del 3,3%.
Anche la componente core, che negli ultimi tempi destava qualche perplessità, è scesa”.
L’impatto del rialzo dei tassi da parte delle principali banche centrali sta “finalmente mostrando gli attesi risultati -prosegue Alessi, che ha realizzato per Milano Finanza la tabella sui titoli di Stato in euro più interessanti come rendimento- e piano piano l’inflazione sta tornando sotto controllo spingendo a ipotizzare i primi tagli dei tassi nei prossimi sei mesi”.
In questo momento si ha l’impressione che il peggio sia passato, aggiunge l’analista.
“Meglio non abbassare troppo la guardia perché non è chiaro quanto a lungo i tassi delle banche centrali debbano rimanere alti per domare l’inflazione”.
Eppure, è chiaro tra i grandi operatori che il trend di discesa dei rendimenti delle obbligazioni “non è finito pertanto, quindi potrebbe essere una mossa astuta aggiungere duration al proprio portafoglio acquistando titoli di lunga scadenza nell’ipotesi che i tassi in futuro siano inferiori”, aggiunge Alessi.
Che ricorda come il Btp sia da sempre lo strumento preferito dagli italiani, “è uno strumento sicuro, rende e ha sconti in termine di tassazione dei profitti”.
I Btp, infatti, come tutti i titoli di stato della white list (sono i Paesi che scambiano in maniera trasparente le informazioni finanziare) e quelli equiparabili come i titoli regionali e comunali, ha una tassazione soggetta a imposta sostitutiva ovvero del 12,5% sui profitti invece del 26% che grava su tutte le altre rendite.
Cdp gode dello stesso trattamento.
Acquistare con Barbell.
“Esiste una strategia di investimento chiamata Barbell, ideale nei momenti di alta volatilità che mira a sfruttare la cosiddetta convessità del mercato e quindi ottimizzare il rischio/rendimento”, spiega Lorenzo Batacchi, portfolio manager di Bper Banca e membro Assiom Forex.
Strategia che “bilancia il massimo rischio e rendimento dell’investimento a lungo termine con quello conservativo delle scadenze brevi.
L’idea è di comprare Btp a 1 e 2 anni per esempio da bilanciare con l’emissione a 15 anni all’interno di un portafoglio classico 60-40 dove il 60% è investito in bond e il 40% in azioni”.
Per diversificare gli investimenti, un Etf sui titoli di Stato (magari con una componente societaria) può essere d’aiuto, così come un Etf che investe nel debito subordinato delle banche (che rende molto).
Sul mercato vi sono, per esempio, Wisdomtree At1 Coco Bond Ucits Etf e Invesco At1 Capital Bond Ucits Etf.
Per un investitore retail, ragiona Fabio Caldato, partner di Olympia WM, “il Btp ha ormai raggiunto livelli di rendimento estremamente competitivi, soprattutto se filtrati attraverso il rischio e la volatilità.
Un portafoglio diversificato oggi non può prescindere dall’esposizione a questo strumento.
Le finanze italiane rimangono certamente sotto stretta osservazione, ma un rischio sul rimborso non è in discussione”.
Investire in Btp, riprende il gestore, consente poi di avere maggior visibilità sul fronte economico e “decidere più serenamente all’inizio del prossimo anno se e dove allocare in borsa la liquidità”.
Emissioni lunghe o corte?
Se da un lato si può impostare una strategia Barbell, dall’altro i gestori paiono divisi se sia il momento giusto per allungare la duration di portafoglio.
Fra scadenze lunghe e brevi, per esempio, Philipp B rtschi, chief investment officer di J. Safra Sarasin, non ha dubbi: “continuiamo a sovrappesare le obbligazioni, concentrandoci su quelle di alta qualità nello spettro delle scadenze a breve e medio termine”.
Il gestore ritiene che sia ancora “prematuro aggiungere significativamente duration.
Il basso premio a termine invita alla cautela.
C’è il rischio che la narrativa delle banche centrali sui tassi cambi da higher for longer a higher for much longer”.
Andrea Rocchetti, global head of investment advisory Moneyfarm, ritiene che, “in ottica di gestione del rischio, oltre ai Btp, valga la pena inserire in portafoglio anche emissioni governative e societarie con merito creditizio più elevato di quello italiano, tra cui bond statunitensi a breve scadenza con copertura dal tasso di cambio”.
Questo perché, in un contesto di politica monetaria restrittiva e crescita economica in rallentamento, “si può anche considerare di allungare l’orizzonte temporale dei propri investimenti obbligazionari.
Oggi il vantaggio in termini di rendimento atteso rispetto alle scadenze brevi è ancora risicato, ma riteniamo utile iniziare a fissare in portafoglio l’attuale livello dei tassi anche su un orizzonte di medio-lungo termine”, conclude Rocchetti.