Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

[L’Intervista] Paola Salomoni (Assessore Scuola Regione Emilia Romagna): «Ogni anno investiamo 50 milioni di euro per collegare la scuola e il mondo del lavoro. Oltre 17.000 studenti hanno beneficiato del contributo per colmare il Digital Divide»

Paola Salomoni è Assessore alla scuola, università, ricerca e agenda digitale della Regione Emilia Romagna, nominata in giunta un mese prima dell’inizio della pandemia in Italia. E’ con lei e con la sua intervista a tutto campo che continua il percorso di approfondimento che l’Osservatorio Riparte l’Italia ha voluto dedicare al mondo della scuola.

Nell’inizio di Ripartenza che il nostro Paese ha vissuto subito dopo l’estate, il mondo della scuola ha rivestito un ruolo di primaria importanza. Quale pensa potrà essere il ruolo che rivestirà quando si riavvierà l’intero sistema Paese, quindi con una ripartenza più strutturata e che tutti ci auguriamo essere più duratura nel tempo?

“Il sistema educativo ha un ruolo fondamentale, la scuola è nello stesso tempo lo strumento principale di sviluppo della nostra società e uno spazio di convivenza inclusivo che vuole dare a tutti le stesse opportunità. La pandemia ha rimesso la scuola al centro ricordandoci questo ruolo fondamentale e mostrandoci forza e debolezze che il nostro sistema educativo ha accumulato negli ultimi decenni. Da questi occorre partire per investire sulla scuola, sia in termini strutturali che di capitale umano, anche investendo parte dei fondi del “Next Generation Eu”, un finanziamento straordinario che punta proprio a sostenere e rilanciare l’intero sistema a favore delle nuove generazioni. La scuola e il sistema educativo in generale si candidano ad essere uno spazio importante di investimento, perché investire nella scuola significa innanzitutto investire proprio sul futuro dei nostri giovani.”

In questi mesi si è molto dibattuto di alcuni temi strettamente legati al mondo della Scuola, come la Didattica a distanza, i Trasporti locali, il Digital Divide e lo stato delle infrastrutture scolastiche. Nel suo territorio, avete individuato iniziative o soluzioni utili a circoscrive al meglio queste problematiche per poterle superare in maniera efficace?

“Assolutamente e questo grazie ad una proficua e costante collaborazione in sinergia con l’USR, con i miei colleghi di Giunta, con le istituzioni locali, le autonomie scolastiche e le prefetture. Il primo passo concreto è stata la creazione nella primavera scorsa del “Tavolo interistituzionale per la scuola aperta” proposto proprio dalla Regione al quale hanno partecipato i rappresentanti delle Province, della città metropolitana di Bologna, dei comuni capoluogo e dal direttore dell’ufficio scolastico regionale. Il lavoro portato avanti da questo tavolo da giugno a settembre scorso ha fatto sì che la ripartenza della scuola dopo la pausa estiva sia avvenuta nell’intera Regione in totale sicurezza per studenti ed operatori scolastici.

Per quanto riguarda i temi del Digital Divide e dei trasporti pubblici la Regione ha investito tantissimo, ad esempio la Giunta nell’aprile scorso ha erogato un contributo di 5 milioni di euro per garantire a tutti i ragazzi delle scuole e della formazione professionale dell’Emilia-Romagna strumenti tecnologici e connettività per dialogare con gli insegnanti, a beneficiarne sono stati oltre 17.000 studenti. Questa scelta è stata presa in tempi molto rapidi perché l’assenza delle disponibilità tecnologiche, soprattutto in quei nuclei familiari in maggiori difficoltà economica, avrebbe acuito ulteriormente le disuguaglianze con la didattica a distanza. In merito all’organizzazione dei trasporti su strada in tutta la Regione ci sono ad oggi 550 autobus in più rispetto alla flotta tradizionale partita a settembre.”

L’aspetto sociale e relazionale della presenza scolastica è stata da tutti riconosciuta come elemento fondante del processo di crescita degli alunni. Fermo restando il rispetto dei decreti emanati a tutela della salute di tutti i cittadini, avete individuato nel vostro territorio delle soluzioni sostenibili per garantire comunque le lezioni in presenza al maggior numero possibile dei vostri alunni?

“Per arrivare all’obbiettivo si è lavorato durante il periodo estivo innanzitutto sul fronte di un aumento della disponibilità degli spazi all’interno delle singole scuole. Dove lo spazio interno era insufficiente, sono state adottate anche soluzioni atte a individuare nuovi spazi, come ad esempio nel caso dei tre istituti di Bologna che hanno optato per utilizzare spazi individuati nel distretto fieristico. A tempo di record la Città Metropolitana di Bologna ha adattato il padiglione 34 della Fiera di Bologna trasformandola in una scuola da 75 aule per ospitare 1.600 studenti dei Licei Minghetti e Sabin e l’istituto di istruzione superiore Pier Sirani.”

Un altro tema particolarmente dibattuto in questo periodo è stato quello legato al corpo docente che da un lato riveste un ruolo fondamentale nella diffusione delle competenze, ma dall’altro ha presentato delle difficoltà negli ultimi mesi, sia per quanto riguarda il reperimento di un numero sufficiente di docenti che per la formazione necessaria per portare a compimento le sfide che l’epidemia ha imposto al mondo della scuola. Avete pianificato interventi in tal senso, e, in caso positivo, con quali modalità?

“Quest’anno il personale in servizio presso le scuole della Regione è passato da circa 74 mila a oltre 79 mila grazie al contingente straordinario di docenti assegnato per far fronte alle misure di sicurezza legate al Covid-19. In effetti si sono registrate difficoltà importanti nel reclutamento dei docenti, in particolare di quelli specializzati per il sostegno agli studenti con disabilità. Ci siamo attivati, sempre insieme all’Ufficio Scolastico Regionale, per aumentare i posti di specializzazione al sostegno. La proposta chele università della regione ha inviato al Ministero dell’Università e della Ricerca, a cui compete l’assegnazione ufficiale, prevedi di aumentare da quest’anno del 65% i posti disponibili nei corsi universitari; si passerebbe quindi da 460 a 755. Il risultato importante di questa proposta, che confidiamo sarà recepita positivamente dal Ministero, è merito dello sforzo congiunto di Atenei e Ufficio Scolastico Regionale.”

Secondo la Banca Mondiale, quasi 7 milioni di studenti dall’istruzione primaria a quella secondaria potrebbero abbandonare gli studi a causa dello shock economico sociale prodotto dalla pandemia. State provando ad arginare questo fenomeno nel vostro territorio? In quale modo?

“Per la Regione Emilia-Romagna il contrasto alla dispersione scolastica è da sempre al centro dell’agenda di governo, e in base agli ultimi dati si può dire che queste politiche abbiano funzionato. Infatti, all’ultima rilevazione disponibile, quella del 2016/2017, in Regione la dispersione scolastica è pari al 11,3% cioè 2,5 punti percentuali al di sotto della media nazionale. Nel 2019 è stato approvato un piano triennale per l’orientamento e la promozione del successo formativo con l’impegno di 12 milioni di euro che prevede un presidio che garantisca risposte a tutti i giovani e alle famiglie per l’accompagnamento a trovare la proposta formativa più idonea ed un’offerta di percorsi individuali e di gruppo, costruiti insieme alle scuole con valenza orientativa, per migliorare la conoscenza delle opportunità e dell’offerta formativa e lavorative dei territori.

Gli effetti della pandemia e della Didattica a Distanza non sono ancora misurabili in modo preciso ma stiamo già impostando politiche di supporto rafforzate. Vorremmo cominciare dalla prossima estate e abbiamo avviato un ragionamento con l’Ufficio Scolastico Regionale per l’elaborazione di un progetto che vuole rendere disponibili ai ragazzi che frequentano nell’A.S. 2020/2021 la scuola secondaria di secondo grado un’offerta di opportunità educative, formative ed orientative con l’obiettivo di sostenerli nel fare emergere propensioni e attitudini, sviluppare talenti e contrastare la dispersione scolastica.”

Nel 2021 arriveranno le risorse economiche stanziate dall’Unione Europea per far fronte all’emergenza mondiale. Come possono essere concretamente utilizzate queste risorse per mettere le basi per una vera ripartenza del mondo della scuola? Quali le priorità?

“La nostra priorità è la scuola. L’Emilia-Romagna sta disegnando quella del futuro dando avvio a quattro gruppi di lavoro istituzionali con Enti locali, istituzioni dell’istruzione, rappresentanti dei privati e dell’impresa, terzo settore. Qualche settimana fa abbiamo dato avvio al Gruppo di Lavoro “Architettura Terzo Educatore” coordinato dall’Architetto Cucinella. Questi Gruppi di Lavoro (Architettura Terzo Educatore, Spazio per l’apprendimento – Spazio per l’educazione, Programmazione scolastica, orientamento e arricchimento offerta formativa e Dati e scenari a supporto delle decisioni) ci serviranno per delineare le strategie con cui spendere i finanziamenti che arriveranno presto dall’Europa. E’ importante che ci facciamo trovare pronti per avere progetti immediatamente cantierabili.”

Un altro tema particolarmente significativo per la ripartenza del nostro Paese è il rapporto che esiste tra il mondo della scuola e quello del lavoro. Avete realizzato iniziative per integrare maggiormente questi due mondi e facilitare una veloce transizione per i ragazzi?

“Dal 2011 la Regione Emilia-Romagna garantisce, con un investimento annuo di oltre 50 milioni di euro, un’offerta capace di personalizzare i percorsi individuali attraverso modelli formativi che valorizzano un apprendimento laboratoriale rispondendo ad attitudini e aspettative. Questo investimento, così come quello legato al piano triennale per l’orientamento e la promozione del successo formativo, sono stati pensati con l’obbiettivo di permettere ai giovani di essere accompagnati e rientrare nei percorsi di istruzione e formazione al fine di ridurre gli insuccessi e sostenere l’acquisizione delle conoscenze e competenze necessarie per un successivo inserimento qualificato nel mercato del lavoro.”

Il nostro Osservatorio ha elaborato, nel Paper presentato prima del periodo Natalizio, cinque proposte concrete per far ripartire il mondo della scuola (consultabili qui). Potrebbe commentarle e, nel caso, integrarle? Le ritiene attuabili nel suo territorio?

“Io credo che abbiate individuato le giuste direttive di lavoro, per renderle concrete occorre un lavoro ampio fatto dall’intera rete istituzionale, dal Ministero dell’Istruzione in giù, ma anche dai territori e dalla società intera che può partecipare alla costruzione deli modelli di scuola aperta che citate. Noi abbiamo cominciato a lavorare su molti di questi punti, uno certamente centrale è quello dell’edilizia scolastica, vogliamo dare supporto e strumenti a Comuni e le Province per delineare strategie e fornirgli, tramite i quattro Gruppi di Lavoro che ho citato.

Altro esempio che mi sento di fare riguarda la formazione tecnica, che è sempre al centro delle politiche regionali ma a cui vogliamo dare ancora maggior forza in futuro, anche lavorando sull’integrazione tra gli ITS e le lauree professionalizzanti. Sottolineo che rispetto al Diritto allo Studio, da anni come Regione, eroghiamo il 100% delle borse di studio universitarie e questo anno l’ammontare complessivo della spesa per aiutare i nostri studenti è stato di 100 milioni di euro.”

Per concludere, come sta procedendo il piano vaccini in Emilia-Romagna per quanto riguarda la scuola?

“Il piano vaccinale regionale sta procedendo e proprio da lunedì 22 febbraio abbiamo dato avvio all’utilizzo di AstraZeneca per vaccinare le persone con disabilità e il personale scolastico dell’Emilia-Romagna. Al 4 marzo erano circa 11 mila le dosi somministrate al personale scolastico e per le prossime settimane i medici di medicina generale ultimeranno la campagna rivolta al personale della scuola, con le 55 mila dosi loro consegnate. In ultimo abbiamo comunicato proprio qualche giorno fa che ora è la volta del personale universitario con medico di base in Emilia-Romagna. È già iniziato l’invio dei dati dagli Atenei regionali alle Aziende Usl di competenza in quanto saranno le Aziende stesse a predisporre le modalità ed effettuare le somministrazioni nei propri punti vaccinali del personale universitario che comprenderà: docenti di ruolo e a contratto, personale tecnico amministrativo, assegnisti, dottorandi, tutor e specializzandi.”

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.