Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, ci ha concesso un’intervista in cui abbiamo trattato il tema dello Spazio, in particolar modo in relazione alla ripresa del Paese dopo la pandemia. Infatti, anche il settore spaziale è compreso nel Piano di Ripresa e Resilienza e avrà un ruolo fondamentale nell’ambito dell’innovazione e della crescita economica. Il presidente Saccoccia ci ha spiegato quali saranno gli obiettivi da tenere in considerazione e quale sarà il ruolo dell’ASI nella ripartenza.
Buongiorno Presidente, grazie per la sua disponibilità. Nell’immaginario collettivo lo Spazio sembra essere un luogo “altro” rispetto alla Terra, invece le due dimensioni sono sempre più interconnesse, proprio grazie allo sviluppo tecnologico che la vostra Agenzia ha garantito negli anni. Che opportunità rappresenta lo Spazio per l’uomo di oggi?
«Effettivamente lo Spazio oggi non è più una destinazione remota, partendo dalla Terra. È un qualcosa che ha un legame con la Terra, la vita di tutti i giorni, molto intenso e presente. Le attività spaziali e gli strumenti che mettiamo in orbita forniscono dei servizi che sono un supporto importante per la vita dei cittadini. In ogni situazione aiutano il nostro quotidiano, semplificano le nostre attività, sorvegliano e hanno cura del nostro ambiente e delle nostre infrastrutture. Ci aiutano a localizzarci, a localizzare i nostri cari, a guidare il nostro tragitto. Ci permettono di intervenire su cambiamenti climatici e così via. In qualche modo lo Spazio fa parte ed è presente nella nostra vita quotidiana. Non è più un locus lontano, raggiungibile solo da chi si occupa di questo settore, ma ciò che deriva dallo Spazio facilita la vita sulla Terra».
Il legame tra la Terra e lo Spazio è molto forte, tanto che proprio dallo Spazio derivano delle novità importanti per favorire lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta. Come è possibile questo?
«Lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta, la cura e la tutela dell’ambiente sono obiettivi che vengono facilitati dagli strumenti spaziali. In particolare i satelliti per l’osservazione della Terra forniscono dei dati, con i loro sensori, con gli strumenti che hanno a bordo, che formano un pacchetto di informazioni diverse e utilizzabili proprio per facilitare il raggiungimento di sviluppo sostenibile del pianeta. Attraverso la cosiddetta agricoltura intelligente, facilitata da attrezzature spaziali, riusciamo a fare un utilizzo oculato delle risorse idriche, che sono una fonte molto importante».
«L’obiettivo dello sviluppo sostenibili legato alle acque viene facilitato, per dare un esempio. Ma anche l’erosione delle coste, il monitoraggio dei cambiamenti climatici, lo scioglimento dei ghiacci, temperatura degli oceani. Insomma, tutte le forme di monitoraggio dell’inquinamento terrestre e marino, la presenza di agenti inquinanti nell’atmosfera, il consumo dello strato protettivo dell’ozono. Tutti fattori legati alla sostenibilità futura della Terra, che vengono abilitati e facilitati dalle applicazioni spaziali».
Il collegamento tra lo Spazio e la nostra quotidianità è molto più stretto di quanto possiamo immaginare. Digital Divide, robotica… quali sono gli elementi più importanti di questa connessione?
«Un altro strumento importante offerto dallo Spazio è l’interazione, la fusione dei dati offerti dagli strumenti spaziali e quelli terrestri, abilitanti del network digitale – come ad esempio il futuro 5G. C’è una forte collaborazione con gli strumenti spaziali e quelli terrestri che aiutano a intervenire ad abbattere l’isolamento digitale. A raggiungere con strumenti digitali, quindi internet e così via, anche luoghi più remoti che altrimenti vengono tagliati fuori dal progresso e dalla possibile evoluzione, economica e così via».
«Lo Spazio interviene grazie a questi strumenti anche per fare un monitoraggio accurato dell’ambiente, ma non solo anche delle infrastrutture pubbliche. Da non trascurare anche il patrimonio culturale, artistico, archeologico. Con gli stessi strumenti utilizzati per controllare lo stato e l’evoluzione delle infrastrutture si riesce anche a preservare un possibile deterioramento, naturale e non, del nostro patrimonio artistico e culturale. Riusciamo a monitorare la vegetazione infestante nel patrimonio archeologico, possibili movimenti anomali delle strutture, soprattutto quelle antiche che possono darci indicazioni anticipate di possibili crolli e così via».
A proposito della nostra quotidianità, anche lo Spazio è stato coinvolto nella pandemia ancora in corso. Come ASI avete lanciato il bando “Space in Response to Covid19 Outbreak” con un investimento di 10 milioni di euro che ha dato risultati importanti sia sulla medicina a distanza che sull’educazione a distanza. Ce ne può parlare?
«Effettivamente, in pieno lockdown da covid, in collaborazione tra ASI e ministero dell’Innovazione è stato realizzato bando per attrarre idee legate a strumenti spaziali in supporto a medicina ed educazione a distanza. Vedere come la gente, pensando alle attività spaziali, potesse stimolare lo sviluppo di strumenti innovativi. C’è stata una risposta straordinaria, da parte soprattutto di piccole e medie imprese e start up, soprattutto italiane, tale da ispirarci a quadruplicare l’investimento che avevamo inizialmente stimato fino a 10 milioni di euro».
«Sono venute fuori idee molto belle, come seguire dallo Spazio l’ultimo tratto della consegna di medicinali, laddove non si poteva raggiungere il destinatario. Ma anche strumenti di realtà virtuale che favorivano, alimentavano e supportavano l’educazione a distanza. Ce ne sono stati moltissimi che hanno motivato la risposta che anche noi, come agenzia, abbiamo voluto dare alle risorse allocate».
Oggi in Italia, con le progressive riaperture previste dal Governo, si torna a parlare di Ripartenza, soprattutto da un punto di vista economico e sociale. Che ruolo può svolgere la Space Economy nella ripresa post-Covid?
«Lo Spazio è stato identificato quasi automaticamente come uno strumento importante per la ripresa e la futura crescita economica. Non è un caso che nel nuovo PNRR alle attività spaziali sia stato affidato un ruolo significativo. Parliamo di progetti per circa l’1% dell’intero piano, a riconoscimento del fattore di accelerazione e moltiplicatore che le attività spaziali possono avere sulla ripresa. Ovviamente, l’obiettivo è – vista anche la velocità richiesta per l’attuazione – quello di concentrarsi su temi dove l’Italia ha già un avviamento importante e possa realizzare progetti nei tempi previsti dal PNRR e generare crescita economia, la nascita di posti di lavoro associati. Lo strumento del PNRR sarà un acceleratore importante anche per la crescita del settore spaziale nel futuro del nostro Paese».
Nel mondo spaziale diventa sempre più importante il rapporto con i privati e con il mondo delle imprese in particolare. Un vostro recente bando – “Future missioni Cubeseat” – ha visto la partecipazione di 78 aziende, in prevalenza PMI. Lo Spazio può essere per le imprese un modo per rilanciarsi dopo la crisi?
«Sì, effettivamente il bando Missione Future Cubesat è stato fortemente voluta, perché dare l’opportunità, soprattutto a piccole e medie imprese, di realizzare intere missioni, interi satelliti, viste le dimensioni delle risorse allocate è un acceleratore importante per la crescita di questo segmento della nostra filiera industriale. Non è un caso che la risposta a questo bando sia stata importante, come numero di idee e di aziende che vi hanno partecipato. Sono fortemente convinto che darà un’importante spinta alla crescita di questo segmento della nostra impresa spaziale. Di conseguenza sarà un acceleratore per il rilancio di queste imprese dopo la crisi».
L’Agenzia Spaziale Italiana ha la funzione di coordinare le eccellenze accademiche e tecnologiche italiane riconosciute anche a livello internazionale. Che ruolo avrà la ricerca nel Recovery Plan italiano, in fase di definizione in questi giorni? E’ in linea con le sue attese o avrebbe preferito un maggiore investimento su questo settore così strategico?
«Il Recovery Plan ha attribuito un importantissimo ruolo alla ricerca, perché ovviamente stiamo parlando di supportare il futuro. Per la crescita e la ripresa economica la ricerca è chiave perché il tutto sia sostenibile. Se non si investe nella ricerca non si supporta il futuro. Chiaramente lo Spazio è ricerca. Si fa nello studiare e progettare nuovi strumenti spaziali, nuove tecnologie, nuove missioni. Si fa innovazione per definizione. La ricerca e lo Spazio vanno di pari passo. Nel PNRR c’è un forte contenuto di ricerche, quindi sicuramente anche in questo ambito tanto ricerca verrà fatta nel settore spaziale e ne trarremo tutti vantaggio».
Nel mese di marzo avete patrocinato l’evento “No Women No Panel – Senza Donne non se ne parla”, per un equilibrio di genere in convegni, congressi, conferenze, trasmissioni radiofoniche e televisive, e poche settimane fa Maria Chiara Carrozza è stata nominata presidente del CNR, ed è la prima donna a raggiungere tale carica. Sono stati dei passi importanti e significativi per il riconoscimento della parità di genere anche nel mondo scientifico?
«L’Agenzia Spaziale Italiana ha aderito da subito e con entusiasmo alla “No Women No Panel”, perché devo dire – e lo dico con un certo orgoglio – l’ASI è una delle istituzioni con maggior equilibrio di genere. Non è mai abbastanza, si può sempre fare di più e si dovrà sempre fare di più. Detto questo, credo fortemente che lo Spazio, come settore, che sicuramente è un ottimo strumento per attrarre giovani – bambine e bambini – alle materie STEM nel prossimo futuro. È un bel ambasciatore per avvicinare alle materie tecniche sempre più figure femminili. Guardando più in dettaglio a quello che sta succedendo nel nostro settore, sono piccoli progressi, ma ritengo importante anche il fatto che a capo del CNR ora sia una donna».
«Recentemente, in una delle più importante partecipate dell’ASI, eGeos, che si occupa proprio di temi legati alla space economy, servizi di geolocalizzazione, servizi basati sull’osservazione della Terra e altri, l’ASI ha designato nel CdA due figure femminili, così come la presidente stessa. Ripeto, c’è ancora tanto da fare, ma la nostra agenzia dedica sicuramente moltissima attenzione a questo».
Infine, una domanda per il futuro. Da poco si sono celebrati i 60 anni dal primo volo di Gagarin, e oggi l’esplorazione dello Spazio sembra avere una forte spinta verso nuove frontiere, dal ritorno sullo Luna allo sbarco su Marte. In questo scenario, che ruolo svolgerà l’Italia attraverso l’Agenzia Spaziale?
«L’esplorazione dello Spazio è per l’Italia da sempre un tema centrale, d’interesse e di successo. Non è un caso che sia forse il settore dove abbiamo esplicitato al meglio i contribuiti, a livello internazionale, che effettuiamo sia attraverso i programmi dell’Agenzia Spaziale Europea, che attraverso le collaborazioni bilaterali o multilaterali con partner importanti come la NASA. Questo è qualcosa che l’ASI ha coordinato nel tempo e ci ha portato al successo importante del contributo italiano alla Stazione Spaziale Internazionale. Inoltre, ha portato di conseguenza la nostra industria a essere in grado di proporsi come partner commerciale direttamente per l’evoluzione della Stazione Spaziale verso un futuro puramente commerciale, cosa che fanno con aziende partner per esempio negli Stati Uniti».
«Lo stesso paradigma lo stiamo spostando verso la Luna e l’esplorazione lunare, quindi lo sviluppo della Stazione Spaziale Orbitante attorno alla Luna, Luna Gateaway. In futuro anche i contributi che vogliamo dare, di cui stiamo discutendo al momento con la NASA, per una possibile architettura di superficie. Tutto questo visto nell’ottica futura di poter partecipare in maniera significativa anche all’esplorazione di altri pianeti. Cosa che di fatto stiamo già facendo con le sonde robotiche alle quali l’Italia contribuisce, per l’esplorazione marziana attraverso ESA. O in collaborazione con ESA e altri partner come gli Stati Uniti. Ma in futuro ci saranno anche altre possibilità. Ripeto, per l’Agenzia Spaziale Italiana e per l’Italia l’esplorazione è una priorità e un’opportunità di crescita per tutto il settore spaziale. Continueremo quindi a farlo con grande impegno».