Il Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo della Città di Bologna e Presidente della CEI, ha partecipato agli Stati Generali della Ripartenza, organizzati a Bologna dal 27 al 29 novembre 2025 dall’Osservatorio Economico e Sociale Riparte l’Italia, inviando un suo videomessaggio.
Mi dispiace, non posso essere presente tra di voi per confrontarci, per ascoltarci, per riflettere, perché, come sempre, il vostro tema della ripartenza è decisivo, perché se non si riparte si resta fermi. E sappiamo quanta tentazione c’è, quanta fatica c’è nella ripartenza e anche quanta tentazione c’è a restare come si è, a mantenere le posizioni, pensiamo. Poi, in genere, quando si mantengono le posizioni in realtà si perdono, perché, diciamo così, il mondo intorno non aspetta, va avanti, la vita va avanti e siamo soltanto noi che restiamo indietro.
Ho alcuni punti di riflessione sulla ripartenza, uno dei primi temi così importanti e decisivi è quello sulla denatalità, che è indubbiamente una delle grandi sfide del nostro futuro, del nostro presente, nel senso che la denatalità significa che non c’è futuro, che conserviamo appunto il presente e ci conserviamo, perché appunto non c’è futuro. Sembra una crisi irreversibile, in realtà è già una crisi, secondo molti statistici, è già irreversibile, cioè siamo già arrivati a un punto di non ritorno, perché i numeri sono numeri e quindi non torno indietro rispetto a una natalità che permette il futuro, non ce la facciamo più, ecco, secondo molti statistici. Non direi che non c’è un dibattito approfondito e competente, credo che sono, anzi, tanti anni, mi colpì che il mio pre-predecessore, Cariabiffi, già negli anni novanta parlava della denatalità e aveva affrontato il tema della denatalità.
C’è un ulteriore peggioramento ed è un piano inclinato che appunto non ha trovato delle risposte adeguate, quello che è certo è che manca una progettualità tale da aiutare a superare le difficoltà che portano a vivere nel presente e a non costruire nessun futuro, a restare in una situazione sempre incerta. È un problema anche di sicurezza e penso, per esempio, uno dei problemi principali è quello della casa, se l’ottanta per cento dello stipendio va per l’affitto della casa è chiaro che mi amministro soltanto quel poco che resta e penso a me, alla sussistenza, al benessere che posso trarre da questo. Se, come dovremmo spiegarci, l’affitto non supera il trenta per cento dello stipendio, questo aiuta sicuramente a pensare al futuro e quindi a trasmettere la vita.
Allora, credo che ci siano delle scelte, c’è la necessità di una progettualità, penso anche a tutte le coperture che purtroppo hanno sempre un aspetto molto poco sistemico e molto da bonus e quindi da qualcosa di immediato, ma non trasmetti la vita con un bonus o per un bonus, trasmetti la vita quando hai anche un gusto ed è questo sicuramente di donarla e questo sicuramente è qualcosa che ci riguarda tutti e soprattutto speranza, speranza per il futuro per sé e per chi verrà dopo ed è proprio questo credo che dobbiamo far crescere. Alcune garanzie e la progettualità sicuramente possono aiutare in questo senso.
L’altro tema che affronterete in questi stati generali della ripartenza e molto legato è quello relativo ai giovani e alle generazioni future, le cronache che ci danno conto quotidianamente di vicende in cui si assiste a una crescente perdita di valori, alla violazione di fondamentali prerogative degli esseri umani, penso alla violazione della dignità, le violenze, gli abusi e allora che cosa si può tentare per recuperare il mondo giovanile? Io penso che non è tentare qualcosa e non è un recupero, ma dare delle opportunità.
Se si tratta di recuperare, bisogna recuperare per esempio i più di 120 mila ragazzi che non escono da casa o dalla propria stanza, questo sì, c’è da recuperare tanti ragazzi che di fatto escono dal sistema scolastico in maniera evidente o anche in quella maniera grigia per cui i numeri poi non ci offrono la drammaticità di quello che avviene, questi sì che vanno recuperati e credo che ci sono anche qui delle priorità, faccio un esempio quello della scuola professionale che in molti casi è proprio il luogo dove la formazione professionale, dove si possono recuperare tanti ragazzi e ragazze che altrimenti resterebbero fuori dalla formazione e dal mondo del lavoro. Ma bisogna dare opportunità, continuità, la ricerca, se io non trovo le opportunità vado all’estero e non a caso sappiamo quante decine di migliaia di ragazzi preferiscono andare all’estero o per motivazioni economiche perché prendono il doppio o anche di più di quanto prenderebbero in Italia, pensate a quanti infermieri ancora continuano ad andare in altri paesi, oppure perché ci sono più stimoli, quindi la continuità, la ricerca, dare garanzie e anche lo stimolo per cui la speranza la possiamo, la dobbiamo vivere e offrire ai nostri ragazzi e quindi non è solo un recupero ma è dare proprio delle opportunità.
Infine, la situazione geopolitica genera incertezza, inquietudini per quello che sta accadendo in varie aree del mondo. Qual era il mio punto di vista? La domanda è che bisogna essere molto preoccupati perché non è soltanto l’incertezza ma è proprio i rischi anche di conflitti che non finiscono e che quindi come sempre sono motivo di ulteriore indebolimento dell’organismo generale e anche dei pericoli veri e propri che quelle scintille possono produrre, degli incendi ancora più grandi.
Quello che ci deve preoccupare è che è il tempo della forza, invece dobbiamo riprendere il tempo della forza del dialogo, perché la vera forza è quella del dialogo, è quella di dotarsi degli strumenti di composizione dei conflitti, di quel multilateralismo che può garantire il vivere insieme, pensarsi insieme. Non è solo mantra per assicurarci o forse per illuderci, soltanto per illuderci, ma è l’unica via per un mondo in cui i pezzi sono mondiali, i pezzi della guerra e quindi richiedono anche una soluzione che ci coinvolga tutti quanti, che coinvolga anche appunto tutti i paesi, certamente in questo c’è una responsabilità europea straordinaria.
L’Europa nasce come il pensarsi insieme, forse dobbiamo aiutare, dobbiamo far sì che il pensarsi insieme cresca, altrimenti viene eroso dalla logica del piccolo, dai particolarismi e poi deve diventare anche un metodo e una capacità di composizione dei conflitti che aiuti il mondo a essere meno segnato dal tempo della forza e dalla logica della forza.
Ecco, per questo io vi auguro un buon lavoro, i temi sono tanti, ma nella ripartenza c’è anche una convinzione, che il futuro è davanti a noi, che questo futuro è possibile scegliendolo oggi, della gioia anche di una ripartenza, vuol dire guardare con speranza il futuro, il futuro si conclude proprio in questi giorni del Giubileo della Speranza, abbiamo capito quanto è decisiva, troviamo i modi in cui questa speranza significa dei percorsi e delle soluzioni che progettino un futuro migliore di quello che stiamo vivendo.








