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Quirinale e Consulta: il “potere neutro” della nostra Repubblica | L’analisi di Antonio Polito

Il “potere neutro” della Repubblica sono il Quirinale e Consulta. «È dunque facile vedere nella presidenza della Repubblica e nella Consulta gli eredi moderni di tale discendenza liberale». Lo sostiene Antonio Polito sul Corriere della Sera, sottolineando che «i vantaggi che essi offrono alla democrazia sono stati di nuovo evidenti in queste settimane. Il capo dello Stato Sergio Mattarella si è infatti impegnato con numerosi discorsi in una vera e propria pedagogia costituzionale, mettendo in relazione tra loro i due grandi dibattiti che hanno chiamato in causa le radici e lo spirito della Repubblica: quello sulla Resistenza antifascista in Italia e quello sulla guerra di resistenza in Ucraina».

«Seppure su tutt’altro piano, anche la Corte Costituzionale ha più volte dato prova di una funzione “moderatrice”, mettendo i principi fondamentali della nostra Carta al riparo della dialettica tra maggioranza e opposizione “pro tempore”. L’ultimo caso» scrive Polito «ha riguardato la spinosissima vicenda di Alfredo Cospito, che né il governo, che risponde al consenso elettorale, né la magistratura, che risponde alla legge ordinaria, avrebbero potuto risolvere. Il “potere neutro”, attingendo alla legge fondamentale e sovraordinata a tutte le altre che è la Costituzione, può insomma sciogliere nodi che le espressioni della sovranità popolare non sono sempre in grado di sciogliere».

«Si potrebbe essere tentati, in base a questo ragionamento di giungere a una Si potrebbe essere tentati, in base a questo ragionamento di giungere a una conclusione politica: è meglio che a eleggere il capo dello Stato sia il Parlamento e non direttamente il popolo, perché una scelta così politicizzata potrebbe ridurre la “neutralità” del suo ruolo e vanificare il vantaggio della sua figura come prevista dalla Costituzione. Ciò che forse danneggerebbe di più la funzione essenziale dei “poteri neutri”» conclude, «sarebbe piuttosto l’estemporanea idea, che però gira nei circoli “presidenzialisti”, di eleggere direttamente il capo del governo invece che il capo dello Stato».

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