Pier Ferdinando Casini, Senatore della Repubblica Italiana, già Presidente della Camera dei deputati, ha partecipato agli Stati Generali della Ripartenza 2025 “Insieme per far crescere l’Italia”, organizzati a Bologna dal 27 al 29 novembre 2025 dall’Osservatorio economico e sociale “Riparte l’Italia”.
Il suo intervento si è tenuto nel panel “Al centro dell’Aula: dalla prima Repubblica ad oggi“, moderato dal giornalista di Repubblica Lirio Abbate.
Partiamo dal suo libro.
E’ una storia vera, un viaggio in questi 40 anni di Parlamento con la speranza che la politica ritrovi una rotta. Oggi c’è una grande crisi dell’Occidente messa in discussione non solo dalla Cina o dalla Russia, ma soprattutto dal suo principale azionista, che è il Presidente degli Stati Uniti d’America. Oggi dobbiamo recuperare la capacità di avere una strada nostra, ed è la strada dell’Europa, per cui il sovranismo vero serve, ed è quello nazionale.
In questi 40 anni è cambiata la vita del nostro paese, è cambiata la vita dell’Europa. Non ci sono oggi più i partiti politici, non c’è più la formazione della classe dirigente, non c’è più la selezione, e soprattutto, lo dico perché oggi si parla di riforme elettorali, si è sostanzialmente espropriato il cittadino della possibilità di scegliersi parlamentari. Se voi andate in giro per l’Italia e chiedete nelle varie province alle persone chi sono i parlamentari vostri, neanche sanno chi sono, mentre in passato era completamente diverso.
Non abbiamo tempo per le nostalgie. La cosa che preoccupa di più, personalmente, è l’incapacità della politica di oggi, di fare pedagogia, cioè il punto vero è che se la politica si limita a speculare sugli stati d’animo della gente, per avere qualche voto in più, è legittimo, forse lo si è sempre fatto, ma non si risolvono i problemi.
La gente ha paura, per cui c’è l’insicurezza. Ma quanti sono in realtà i reati? Sono una cose diversa, ma se la gente ha la percezione di essere sostanzialmente circondata da nemici e di vivere in un clima di insicurezza. E’ chiaro che così nasce una pressione che mette anche a rischio la tenuta democratica di un Paese. Manca la pedagogia, se oggi voi andate in Parlamento, io vedo gli sforzi del ministro Crosetto che francamente apprezzo, anche per cercare di far capire alcune cose, se voi andate in Parlamento sui temi anche in cui formalmente che ci sia un’unità a dire certe cose, voi troverete l’assoluta sordità del Parlamento.
L’Ucraina non si vende, si difende. Ma come si difende? Si difende dicendo che siamo solidali col cuore o anche col portafoglio. Se non la difendi anche col portafoglio è come non difenderla.
Allora la politica italiana sta avendo la consapevolezza di quello che capita, sta avendo la consapevolezza che dire ad esempio di dare più soldi alle forze armate significa non necessariamente schierare 5.000 blindati, ma magari lavorare per la cybersecurity, per la sicurezza dei nostri aeroporti, delle reti ferroviarie, del cielo, del mare da cui passano tutti i collegamenti. C’è questa consapevolezza? Purtroppo vi dico la verità, non c’è né a destra né a sinistra perché ciascuno è preso dai propri slogan e queste cose sono cose impopolari perché prendere i soldi magari della scuola e della sanità e spostarli su un capitolo diverso come quello della sicurezza o della difesa è una cosa che praticamente è impossibile per tutti fare.
Allora se aggiungiamo a questo il fatto che c’è la dissoluzione dell’Occidente e io questo dico molto nel mio libro perché è la mia preoccupazione primaria, più del campo largo e del campo stretto importa relativamente, questa è la mia vera preoccupazione. Noi abbiamo il declino dell’Occidente perché il principale stakeholders dell’Occidente ha spiegato che l’Occidente non esiste più, a questo punto noi abbiamo la Cina, la Russia che ci sta attaccando, Trump che ci mette i dazi e che ci presenta come degli scrocconi, cosa che in realtà è una falsificazione storica, noi a questo punto abbiamo una sola strada.
Ecco perché questi Stati Generali della Ripartenza sono una riflessione importante, l’Europa dobbiamo farla in fretta perché se no vie di fuga non ce ne sono.
Noi lasceremo ai nostri figli una sudditanza ai poteri di turno, saranno sudditi, qualcuno dice sudditi felici, no saranno sudditi infelici perché la sudditanza è sempre infelice. Noi non abbiamo strada diversa da quella di mettere in comune tutto, tutto quello che è possibile.
E allora, e termino, noi andiamo in Parlamento, io ad esempio vi confesso, in un certo senso apprezzo la nostra Presidente del Consiglio perché nonostante io non la voti e ovviamente ho delle idee diverse dalle sue, però ammetto che in una certa situazione si è imposta, sono attento a valutarla con obiettività. Ma quando l’ultima volta in Senato è venuta a dire che lei è contraria all’abolizione del diritto di veto mi sono cadute le braccia, dico scusa, tu dici che l’Europa deve fare meno cose e farle meglio e io sono d’accordo con te, poi dici che sei contraria all’abolizione del diritto di veto, esattamente quello che dice Orban, cioè non dai all’Europa gli strumenti per fare meno cose e farle meglio. Ci sono delle contraddizioni grandi come una casa, allora attenzione, il mio libro ricapitolando questi 40 anni e ho terminato è un warning rispetto ai tempi che stiamo vivendo, attenzione perché vie di fuga non ce le abbiamo.
Io ero europeista prima, oggi lo sono ancora di più, ma non come opzione, come necessità.








