Pasquale Fimiani, Avvocato Generale presso la Procura Generale della Corte di Cassazione e Componente del Comitato Scientifico della Fondazione Occorsio, ha partecipato agli Stati Generali della Ripartenza 2025 “Insieme per far crescere l’Italia”, organizzati a Bologna dal 27 al 29 novembre 2025 dall’Osservatorio economico e sociale “Riparte l’Italia”.
Il suo intervento si è tenuto nel panel “Giustizia, pubbliche amministrazioni e attività economiche“, moderato dal giornalista Giuseppe Brindisi.
Ecco l’intervista rilasciata prima di partecipare all’evento.
Siamo alla terza edizione degli Stati Generali della Ripartenza, un momento di incontro e di dialogo tra istituzioni, imprese, autorità e società civile, è sul dialogo che bisogna ripartire?
Certamente, la sessione riguarda il rapporto giudice-economia. Chiaramente, quale giudice e quale economia? Secondo me si tratta di un rapporto molto complesso, molto articolato.
Io parlerei più di rapporto tra giudice e impresa. L’impresa, secondo uno studio di Harward, preferisce un giudice di common law, che significa che valorizza molto la prevedibilità delle decisioni. Penso che su questo versante della prevedibilità noi dobbiamo lavorare su due aspetti.
Il primo è la consapevolezza dei pubblici misteri, perché noi come Procura Generale abbiamo il compito di operare per l’uniformità dell’ agire dei pubblici misteri, quindi l’uniformità, la conoscenza e lo studio. Noi abbiamo investito molto su questo e stiamo organizzando con la scuola di magistratura proprio un corso per il PM nel settore civile in materia economica e di crisi d’impresa. Perché in materia economica occorre avere una conoscenza anche della tecnicalità e delle materie contigue, quindi la conoscenza e poi soprattutto il coordinamento e il dialogo, dentro la giurisdizione ma anche al di fuori.
E quanto è importante il sistema giudiziario per far funzionare il Paese?
Il sistema giudiziario è importantissimo, fondamentale. Primo perché deve dare risposte in tempi ragionevoli. Su questo col PNRR si sta lavorando e il cosiddetto disposition time si sta sempre più riducendo.
E poi deve dare soprattutto risposte tendenzialmente prevedibili, perché il fattore risposta giudiziaria è un fattore che incide anche sulle scelte economiche e strategiche dell’impresa. E quindi noi come giurisdizione abbiamo questo dovere, nei limiti del possibile ovviamente, perché ogni caso è diverso dall’altro, però abbiamo il dovere di dare delle linee tendenzialmente prevedibili in modo che l’impresa sana, possa adeguarsi e lavorare anche nell’interesse della collettività.
E proprio il PNRR è stato un elemento fondamentale per l’economia italiana che però terminerà. C’è già una previsione per il 2026?
Questo riguarda più un aspetto economico. Certamente per quanto riguarda la giurisdizione ci sarà poi forse una fase di verifica della congruità e della correttezza degli investimenti. Speriamo che questo sia avvenuto perché è nell’interesse del Paese che quegli obiettivi siano raggiunti in modo corretto.
Esatto, perché comunque i capitali attirano le organizzazioni criminali.
Certo, sappiamo che ormai l’idea di criminalità anche organizzata non è più quella di una volta soltanto quella che si occupava di droga o di estorsioni, ma entra molto a gamba tesa nell’economia e ha una grande capacità di infiltrazione. Quindi dobbiamo essere tutti vigili, non solo la giurisdizione, ma anche le imprese e tutte le istituzioni.








