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[L’Intervento] Antonio Panti (Federazione Nazionale Ordine dei Medici): «I medici che non si vaccinano commettono un’infrazione disciplinare»

L’avvio della tanto attesa campagna vaccinale ha scatenato il mondo dei negazionisti, tanto più che alcuni medici rifiutano il vaccino provocando scandalo: proprio i medici che dovrebbero essere garanti del bene del paziente.

Esplode la questione dell’obbligo: è legale? È giusto? Come attuarlo?

La Costituzione è chiara: nessuno può essere costretto a un trattamento sanitario se non con una legge e nel rispetto della dignità umana; quindi un provvedimento obbligante deve essere proporzionato, tollerabile, funzionale alla salvaguardia della salute propria e altrui, rispettoso del principio di solidarietà.

Il Comitato Nazionale di Bioetica, in un recente documento, ha sostenuto che “va sempre preferita l’adesione spontanea” e che solo “nell’eventualità che perduri la gravità della situazione sanitaria …. non vada esclusa l’obbligatorietà dei vaccini, soprattutto per gruppi professionali che sono a rischio di infezione e trasmissione del virus”.

La FNOMCeO ha dichiarato di apprezzare “l’approccio (del CNB) verso la delicata questione dell’obbligatorietà che non può essere esclusa ma deve essere l’ultima ratio, laddove la prima scelta è l’adesione consapevole”. 

I medici dovrebbero essere i più consapevoli, ma non ne siamo certi.

Tuttavia un siffatto ragionamento può essere soddisfatto solo da una legge nazionale: riguarda il Parlamento.

La Commissione di Bioetica della Toscana è giunta alla stessa conclusione: l’obbligo è possibile purché sia “funzionale tanto alla tutela della salute altrui quanto alla tutela della salute del destinatario”, distinguendo il pericolo per sé dal rischio per altri e proponendo un’interessante differenziazione tra “obbligo” e “onere”.

Quest’ultimo rileva quando “un trattamento condiziona l’idoneità all’esercizio di alcune professioni o attività o l’accesso a talune opportunità sicché al trattamento ci si può sottrarre decidendo di non svolgere quella professione”.

Un simile parere è sostenuto da due costituzionalisti sul Sole 24 ore: “la profilassi vaccinica (scrivono Carlo Melzi D’Eril e Giulio Vigevani) potrebbe essere requisito indispensabile per l’esercizio della professione medica o infermieristica e per chiunque lavori in residenze per anziani”. Non sussistono difficoltà, a giudizio dei due giuristi, “a prevedere un obbligo vaccinale per il personale scolastico e altre categorie…che hanno un contatto frequente e diretto con un numero elevato di persone…chi non esercita queste professioni non sarebbe così soggetto ad alcuna imposizione”.

In conclusione si potrebbe separare la generalità dei cittadini da chi sarebbe soggetto a un onere condizionante l’esercizio della propria professione, di fatto una “idoneità alla mansione”, mediante un’Ordinanza Regionale o una pattuizione tra le parti.

Ma la FNOMCeO potrebbe agire autonomamente esercitando il potere disciplinare in attuazione del Codice Deontologico.

Però occorre prima una distinzione che la stampa non ha fatto.

Da un lato i medici no vax che sostengono che i vaccini sono dannosi e che si possono ottenere gli stessi effetti assumendo pozioni di loro invenzione; per questi non c’è che l’immediata apertura del procedimento disciplinare: un medico che è contro vaccini non è un medico.

Però questi sono pochissimi.

La massa dei rifiuti dei medici nasce, invece, da una sorta di pretesa invulnerabilità, quasi un menefreghismo o una diffidenza a subire ciò che si fa agli altri.

Verso questi casi deve essere diretta l’opera formativa e la spinta, anche poco gentile, delle Associazioni Professionali.

Il procedimento disciplinare discende dall’art. 3 comma 1 (Doveri del medico sono la tutela della vita, della salute psico-fisica…..) e dall’art 14 (Il medico opera al fine di garantire le più idonee condizioni di sicurezza del paziente….) del Codice Deontologico. 

Il vaccino è uno strumento valido e semplice per tutelare non solo sé stessi e per non abbandonare il lavoro durante una pandemia, ma, e più che altro, per proteggere i pazienti che non possono rischiare di infettarsi proprio dal proprio medico.

Il Codice obbliga il medico alla tutela della vita e della salute psico fisica del paziente.

É la cosiddetta posizione di garanzia che viene contraddetta rifiutando il vaccino e quindi venendo meno al predetto obbligo.

Ugualmente il medico è obbligato a tutelare il paziente dai rischi e ad operare per la sua sicurezza.

Il venir meno a questi obblighi, non vaccinandosi, è senz’altro un’infrazione disciplinare.

Un’ultima considerazione codicistica.

L’art. 30 impone regole per il contrasto al conflitto di interesse tra le quali la trasparenza cioè la dichiarazione delle eventuali situazioni di conflitto.

Con un’analogia valida si dovrebbe imporre ai medici di segnalare ai pazienti di non essere vaccinati. Sarebbe un’iniziativa deontologica assai seria che qualificherebbe la professione di fronte alla cittadinanza.

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