“L’infrastruttura di rete che spesso viene dimenticata ma è l’aspetto vitale perché si possa raggiungere l’autonomia energetica“. Centra subito il tema Nicola Lanzetta, Direttore Italia di Enel, durante il suo intervento al panel “Autonomia energetica: tra efficienza di sistema e scelte strategiche” che si è tenuto agli Stati Generali della Ripartenza organizzati a Bologna dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia.
“Noi tutti siamo abituati che se pigiamo un pulsante l’energia elettrica arriva. Dietro questo “pigiare il pulsante” c’è un’infrastruttura che fa sì che gli elettroni arrivino alle case. L’importanza di questa infrastruttura è enorme, è come se avessimo un corpo umano dove tutti gli organi funzionano perfettamente, ma non avessimo un sistema nervoso che funzioni altrettanto bene. Ecco, la rete di distribuzione, i cavi che arrivano nelle nostre case e nelle nostre aziende, sono il sistema nervoso dell’energia elettrica“, ha spiegato Lanzetta.
Come funziona in Italia?
“In Italia viviamo una delle situazioni migliori non solo in Europa, ma nel mondo, e ne siamo molto orgogliosi. – ha ribadito il direttore – Se andassimo a misurare la rete di distribuzione in Italia avremo una lunghezza che è tre volte la distanza tra la terra e la luna. Inoltre, non è un’infrastruttura fatta soltanto di cavi, ma è un’infrastruttura fatta anche da apparati intelligenti che consentono a questi cavi di parlare. Stiamo parlando di una cosa come 450 mila cabine secondarie e circa 2.500 cabine primarie“.
Senz’altro quindi la rete italiana è una delle più complesse e delle più lunghe, ma ora serve fare in modo che l’elettricità non solo arrivi nelle case, ma dalle case torni anche indietro, facendo diventare i cittadini esportatori di energia. “Questo Paese, e anche questo è motivo di orgoglio, ha capito che l’energia elettrica può essere generata anche al nostro interno, quindi i cosiddetti pannelli fotovoltaici che vedete, la generazione distribuita, sta assumendo in Italia una dimensione incredibile. Fate conto che oggi in Italia abbiamo oltre 1 milione e 400 mila impianti di generazione distribuita. Quindi la rete di distribuzione italiana deve far sì che l’energia prodotta da questi pannelli e non consumata in loco, la si possa rimettere in circolo“.
E’ un salto enorme di qualità delle prestazioni della rete di distribuzione
Enel ha capito il nuovo trend e già ha predisposto il necessario per cogliere al volo l’opportunità: “Non è un caso che come Enel la grandissima parte degli investimenti che faremo in Italia nei prossimi 3 anni – che ammontano a circa 17 miliardi – il 70% è dedicato proprio alla rete, ossia a far sì che la rete sia in grado non solo di far arrivare gli elettroni nelle nostre case ma anche di condividere questi elettroni“, ha detto Lanzetta.
È un trend, quello dello sviluppo dei piccoli impianti che si sta rivelando enorme: “Fate conto che negli ultimi 3 anni, anno su anno c’è stato un incremento della quantitità di impianti per la generazione piccola o meno piccola di energia elettrica di 2/3 volte in più rispetto all’anno precedente“.
L’impatto del cambiamento climatico
C’è un secondo aspetto che va tenuto in considerazione e che riguarda un altro fenomeno che come Paese stiamo vivendo: il cambiamento meteorologico. “L’Emilia Romagna – ha continuato il direttore – ne è stata protagonista, ma al di là di quelle che sono le motivazioni, stiamo assistendo a un aumento dei fenomeni meteo estremi o catastrofici. Questi eventi sono aumentati di circa il 20% rispetto agli anni precedenti, quindi è vitale agire con responsabilità e anche con orgoglio, cosa che come Enel stiamo facendo, per sviluppare la rete di distribuzione“.
I fondi del PNRR
Come ENEL “abbiamo raccolto dai fondi del PNRR 3,5 miliardi sostanzialmente che investiremo perché le nostre reti siano in grado di fare due cose: 1) ospitare nuovi consumi e nuovi impianti; 2) essere in grado di essere resilienti in virtù dei cambiamenti meteo che stiamo vivendo“.
L’impatto delle energie rinnovabili
“Il fatto che questo Paese e questo continente stiano andando verso le fonti rinnovabili – ha continuato Lanzetta – non è uno sfizio, non è un buonismo nei confronti dell’ambiente, ma sicuramente ha un aspetto economico importante. Il sole e il vento è ovvio che hanno dei costi inferiori rispetto ai combustibili fossili“.
E anche su questo fronte Enel sta facendo la sua parte: “Non è un caso che se andiamo a misurare la capacità elettrica generativa di Enel più della metà viene da fonte rinnovabile. In primis con l’hydro dove questo Paese ha fatto la storia, più tutte le nuove tecnologie come lo sviluppo delle batterie, perché quando si parla di vento e sole si parla di fonti economiche, pulite, però non sono programmabili ed è inevitabile iniziare a parlare di accumuli, cioè di batterie, ed è l’altra direttrice su cui Enel si sta muovendo“.
La velocità della transizione energetica
E’ inutile creare false illusioni: “Sicuramente il passo del Paese deve confrontarsi con la realtà, quindi sarebbe falso dire che nel giro di pochi mesi l’Italia sarebbe in grado di produrre energia elettrica solo da fonti rinnovabili”. Attenzione però alla strada che passa per il gas: “Il gas sicuramente è uno strumento per accompagnare la transizione ma bisogna vedere come un paese si approvvigiona di questa fonte, perché ad esempio l’Italia è fortemente dipendente dalle importazioni via tubo e, come abbiamo visto con la guerra in Russia, questo crea un rischio perché il fornitore può decidere di chiudere quel tubo o di aumentare i prezzi generando una crisi“.
Oggi noi siamo relativamente tranquilli, perché abbiamo sostituito il gas russo con quello algerino, ma se l’Algeria oggi chiudesse i suoi tubi, ci troveremmo nuovamente in una situazione drammatica.
La strada dei rigassificatori e la necessità di un intervento del Governo
“E’ indispensabile – conclude Lanzetta – che questo Paese, oltre ai tre rigassificatori già esistenti, oltre ai due rigassificatori mobili, si doti di altri rigassificatori fissi. Noi come Enel abbiamo già a Porto Empedocle il progetto per un rigassificatore fisso, e penso che sia indispensabile creare questa assicurazione per il Paese e che un altro paio di queste infrastrutture siano da realizzare“.
“Il Governo ne sta discutendo ed è una riflessione importante. È chiaro che è un’infrastruttura che serve al Paese e quindi questa infrastruttura dovrebbe essere considerata come un’assicurazione che il Paese fa. D’altronde si dice spesso che è un onere economico che andrebbe a carico del Paese stesso, però non ci dimentichiamo che se noi andassimo a misurare il danno economico della crisi di pochi anni fa, di rigassificatori ne avremmo potuti costruire 20 o 30“.