Nextchem, la controllata di Maire che sviluppa e implementa tecnologie innovative a supporto della transizione energetica, è pronta per andare in borsa, anche se la tempistica al momento appare incerta in funzione del contesto attuale di mercato.
È quanto dice in un’intervista a Reuters il managing director di Nextchem, Fabio Fritelli, spiegando che la valutazione attesa, anche sulla base di due operazioni di cessione di quote di minoranza concluse nei mesi scorsi da parte dell’azionista di maggioranza Fabrizio di Amato, ammonta a 2 miliardi di euro, sui risultati del 2025.
Nel frattempo Nextchem punta a definire entro l’anno almeno due acquisizioni in Italia per un valore compreso all’interno del budget dedicato a questo tipo di operazioni, vale a dire fra 100 e 150 milioni di euro, come previsto nel piano a dieci anni di crescita organica e con M&A.
“Saremmo pronti a quotare la società anche nel 2026, ma diciamo anche che non abbiamo alcuna fretta nel farlo”, sottolinea Fritelli.
Oggi il mercato riconosce a Nextchem, se si guardano i multipli impliciti del gruppo Maire per la parte E&C (ingegneria e costruzione) rispetto alla parte delle tecnologie, un valore in area 1,2 miliardi di euro, “quindi nella valutazione di mercato attuale siamo ancora almeno un 40% in meno di quello che ci aspettiamo sarà il valore al momento della quotazione”, aggiunge il manager.
La causa di questo disallineamento nei valori deriva anche dal difficile momento che sta vivendo il comparto della transizione green, con il cambio di amministrazione negli Stati Uniti e l’arrivo di Donald Trump, che sta creando molte incertezze.
“Il mercato in questo momento riconosce un multiplo in area 10-12, quindi una fascia bassa di riconoscimento del valore. Pertanto, solo nel momento in cui il mercato sarà disponibile a riconoscere un multiplo che è più in linea con quella che è la media storica del settore, quindi in area 15-16 o più alta, potremmo prendere in considerazione la borsa”, spiega Fritelli riferendosi al valore della redditività dell’azienda.
Nextchem è controllata all’82% da Maire, mentre il fondo Azzurra Capital, guidato da Stefano Marsaglia, detiene l’8% e il 5% ciascuno il principale azionista di Maire, Fabrizio Di Amato, e l’imprenditore Yousef Al Nowais di Abu Dhabi.
Quanto alle acquisizioni, l’azienda ne ha due nel mirino, essenzialmente in Italia e, se si concretizzeranno entro l’anno, “arriveremo in totale a sei acquisizioni rilevanti per Nextchem, di cui quattro in Italia, una in Germania e l’altra un misto Italia-estero”, aggiunge il Ceo. “Abbiamo guardato per parecchio tempo a un nostro competitor in Germania, di assoluto lignaggio, ma poi l’operazione non si è completata”, spiega Fritelli.
Nei primi nove mesi dell’anno Nextchem ha generato ricavi per 309,4 milioni (+22,9%) e un Ebitda di 80,3 milioni (+31,2%), con un margine in crescita dal 24,3% al 26%. E per l’intero 2025 il gruppo Maire si aspetta ricavi e marginalità nella fascia alta del range di guidance grazie all’apporto di Nextchem.
La business unit collabora anche con la start up italiana di piccoli reattori modulari newcleo. Nextchem detiene attualmente una quota dell’1,25% della start up, quota che salirà fino al 5% del capitale di newcleo in tre step ulteriori sulla base progress dello sviluppo. “Con Next-N intendiamo entrare nello sfruttamento dell’energia nucleare trasformata in energia elettrica con l’obiettivo di realizzare la e-factory, cioè l’industria della chimica alimentata da energia a basso impatto carbonico e quindi sostenibile, che non si alimenta più a petrolio o a gas”, spiega.
Quanto alle indiscrezioni di problemi di liquidità di newcleo, il manager si dice sorpreso: “Abbiamo letto che newcleo ha bisogno di funding, ma perché le startup in giro per il mondo come sopravvivono? Il piano di fund raising si sviluppa su un arco temporale poliennale nel quale la società fa vedere agli investitori i suoi sviluppi”.
Proprio due giorni fa l’AD di newcleo, Stefano Buono, ha reso noto che l’azienda sta valutando di sviluppare 20 reattori per un valore stimato di 16 miliardi di euro negli Stati Uniti, e non in Gran Bretagna come precedentemente previsto, in quanto i recenti cambiamenti politici hanno aperto opportunità di investimento. “newcleo è andata negli Stati Uniti dove ha trovato partner con tasche ben più profonde e c’è la possibilità che acceleri di più gli sviluppi negli Stati Uniti rispetto all’Europa, anche se per fortuna la Francia è abbastanza committed sul nucleare, lo stesso vale per la Slovacchia e la Repubblica Ceca”, conclude Fritelli.








