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Nel dibattito politico sull’autonomia mancano i dati di fatto | L’analisi di Maurizio Ferrera

“L’autonomia differenziata continua a infiammare il confronto politico”. Così Maurizio Ferrera sul Corriere della Sera facendo notare che “abbondano però molte valutazioni generiche e fumose. Si trascurano ad esempio tre dati di fatto da cui dovrebbe partire ogni discussione.

Primo, la Costituzione prevede che le Regioni possano gestire in prima persona vari settori rilevanti per la vita dei cittadini.

Secondo, la concessione dell’autonomia è subordinata alla definizione per via legislativa dei cosiddetti «livelli essenziali delle prestazioni» (Lep), per garantire uniformità territoriale.

Terzo, il divario fra Regioni è oggi scandaloso. E, quel che è peggio, lo è anche in quegli ambiti (come la sanità) ove già esistono i livelli essenziali.

Qualcosa, evidentemente, non funziona. La(ri)definizione dei Lep è una occasione preziosa non solo per cambiare i rapporti fra Regioni e fra queste e lo Stato, ma soprattutto per migliorare davvero la disponibilità e la qualità delle prestazioni ai cittadini. Per uscire dal vago e procedere in questa direzione – sottolinea l’editorialista – è opportuno guardare all’Europa. A Bruxelles è in corso da tempo un dibattito poco conosciuto in Italia, che riguarda proprio la fissazione di standard uniformi e la riduzione delle divergenze fra Paesi.

La Ue costituisce un laboratorio ideale in quanto può permettersi di decidere ex novo, senza l’ingombro di una cornice legislativa preesistente. La fumosità del confronto politico italiano è anche dovuta a ignoranza empirica. Ogni aspetto andrebbe misurato, monitorato e valutato. Ridurre la questione Lep alla enumerazione di un certo ventaglio di prestazioni «obbligatorie» non è certo sufficiente per migliorare le cose: il caso della sanità lo conferma in modo lampante. Il vero nodo della questione Lep è la qualità. È su questo terreno che si gioca il successo di ogni riforma.

Ma ricordiamo che la garanzia di livelli essenziali e omogenei è il cuore della cittadinanza. Non riduciamola a un tiro alla fune finanziario tra Nord e Sud, tra presidenti e sindaci di diverso colore politico. Approfittiamone invece – conclude Ferrera – per stimolare un salto di qualità dello Stato e delle Regioni (tutte), realizzando così le promesse della Costituzione”.

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