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Giovanni Minoli, giornalista: “Il Governo non ha occupato la RAI, è stata applicata la legge. Mi aspetto aria nuova”

«La situazione ha dei lati comici. La tv a giugno e luglio sembra il calciomercato: si comprano i giocatori, cambiano gli allenatori, tutti pensano di vincere il campionato. Poi a gennaio iniziano i dubbi e si ricomincia». Dall’alto dei suoi 50 anni di televisione, giocati in tutti i ruoli possibili, Giovanni Minoli, intervistato da Antonella Baccaro sul Corriere della Sera del 1° giugno, guarda con un certo distacco alla bagarre che si è scatenata sulla nuova Rai.

La differenza è che in Rai c’è la politica.

«Ma cos’è la Rai? La Rai è quello che trasmette. Il prodotto è tutto ciò che conta. Ma ne sento parlare pochissimo».

Si parla molto di occupazione politica della Rai.

«C’è una legge, la Renzi, che fa dipendere la Rai dal governo in carica: la si è applicata. Punto».

Com’era la lottizzazione nella Prima Repubblica?

«Era riconducibile a Dc, Pci, Psi. C’erano tre reti in concorrenza e ognuna gareggiava con i professionisti migliori: Biagi, Santoro, Lerner, Minoli. C’era pluralismo e qualità».

E adesso?

«É cambiata la legge elettorale e questo ha avuto riflessi nel confronto politico e sulla Rai, dove la legge Renzi una cosa buona l’ha fatta: il governo sceglie l’ad che ha il compito di fare sintesi nel pluralismo».

Vede pluralismo ora?

«Perché no? Non è successo ancora niente. Ci sono un ad e un direttore generale, interni alla Rai, che devono far ripartire un’azienda immobile da tre anni, velocemente e bene, con gli occhi puntati addosso e tanti pregiudizi. Gli stessi che gravano su Meloni che però li sta smontando tutti».

Intanto Fazio e Annunziata hanno lasciato la Rai.

«Due signori professionisti che, per ragioni personali, se ne sono andati. Il primo aveva una trattativa in corso da mesi. La seconda va via perché non è d’accordo con questo governo: ma se è stata direttore di rete con qualsiasi governo e presidente Rai con Berlusconi premier! Faccio loro tanti auguri ma non li capisco».

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