È iniziato tutto con il mercato immobiliare e poi attorno a quelle iniziative che hanno portato Milano sulle prime pagine dei media internazionali, fra il Bosco Verticale e le torri di Citylife, si è sviluppato molto altro e ora la città è diventata un polo attrattivo per i capitali di tutto il mondo. Di sicuro il settore del real estate ha contraddistinto parte della narrativa del capoluogo lombardo degli ultimi anni.
Basta chiedere a qualsiasi esperto del settore: Milano fa storia a sé. Escludendo il settore alberghiero, tra residenze e uffici, logistica e student housing, la città meneghina è stata prima un laboratorio, poi un esempio da seguire e infine una calamita. stata la ricerca di un grande sviluppatore che prendesse in carico il post Expo 2015 che ha portato Arexpo (proprietaria dei terreni) a selezionare il colosso australiano LendLease.
E come in un circolo virtuoso, il classico “da cosa nasce cosa” ora a nord di Milano sta prendendo vita un ecosistema che nel giro di qualche anno potrebbe lasciare il segno non solo sulla città. Guardando al futuro, sia la politica locale sia i molti investitori privati che già operavano nel capoluogo si interrogavano su quale vocazione potesse avere la città e una prima (forte) risposta ha puntato su fintech e life science, settori proiettati al futuro che coinvolgono molte startup. Ecco, proprio seguendo la pista dei venture capital e degli acceleratori si arriva a una delle notizie più recenti che meglio di altre permettono di capire il ruolo che sta assumendo Milano nel mondo.
Grazie alla sua consolidata relazione con LendLease, la città è stata scelta da SkyDeck, l’acceleratore della Berkley University, come base per la sua unica altra sede dopo quella già presente nella Silicon Valley. Pronti via, a inizio febbraio è partita la prima “call for startup” dell’acceleratore. Il che, tradotto, significa che tutte le aziende europee giovani innovative e ambiziose che prima viaggiavano fino a San Francisco per poter presentare i loro progetti, oggi faranno lo stesso viaggio ma verso Milano.
Forse non a caso il segretario del Bie (Bureau International des Expositions) in un recente esempio ha citato Mind come perfetto esempio di sviluppo post Expo. Proprio Mind (che sta per Millano Innovation District), quartiere a nord della città, ha firmato due importanti accordi, il primo con il TusPark di Jiangsu in Cina (che fa capo al colosso TusHolding) e il secondo con l’AnnArbor Spark del Michigan (Usa) che si sommano all’intesa già raggiunta con il Kyoto Research Park Corp e alle collaborazioni già avviate con lo Science Innovation Park di Dubai, con lo Switzerland Innovation Park del Canton Ticino e con il governo del Quebec per Technopark Montreal, Sherbrooke Innopole e Mare Bioinnovations. Un network internazionale che si espande di settimana in settimana.
Questi sono solo i più recenti esempi di quella che vorrebbe diventare una vocazione della città. Da qui in poi si tratta di aggiungere un lungo elenco di dati che certificano la crescita degli investitori. Il Financial Times lo scorso 28 ottobre ha dedicato un articolo al ritorno dei capitali in Italia, ma i dati dicono che il 60% della liquidità spesa da operatori stranieri nel Paese finisce in Lombardia e oltre il 40% a Milano.