Nella giornata del 24 novembre, il presidente di Federterme, Massimo Caputi, ha dialogato con Luca Telese, giornalista di La7, durante il panel “Tra riconversione e innovazione del sistema imprenditoriale italiano”, nel corso degli Stati Generali della Ripartenza organizzati a Bologna dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia.
In merito alle difficoltà delle imprese italiane nella battaglia per le materie prime, per il processo di trasformazione, per i brevetti e per il know-how e ad un suo punto di vista su ciò che è stato fatto e che si potrebbe fare per agevolare il lavoro di tali imprese, Massimo Caputi argomenta: “Grazie e buongiorno a tutti. Io manderei un po’ di imprese italiane, anche i governanti italiani, a vedere la fiera internazionale di Canton che si svolge una volta all’anno in Cina. L’hanno sospesa per quattro anni e è ricominciata quest’anno. Ed è fantastica, perché sono quattro moduli di tre giorni intervallati da tre giorni di stop per cambiare tutto. E si scopre il mondo. E si scopre il mondo italiano. Sono andato a visitare lo stabilimento di un grande famosissimo produttore Made in Italy di impianti outdoor, quindi tende, ombrelloni, lettini, arredi di lusso italiani, abbiamo fatto un accordo quadro, poi ho chiesto di vedere la logistica, mi ci hanno portato ed era tutto Made in Cina, ma tutto marchiato italiano”.
“Allora, c’è un problema. – prosegue Caputi – Abbiamo avuto un problema di trasporto navi, gli alberghi italiani che fanno grandi forniture non avevano più le ciabatte. Non sono più arrivate le ciabatte. I container non arrivavano, punto. Non parlo dell’Audi che non aveva i microchips, parlo delle ciabatte. Noi abbiamo un problema, noi siamo proprio sul marciapiede tutti i giorni, tutto il sistema. Io mi occupo in particolare di due cose, di sistema turistico, ma mi occupo anche di una cosa molto più delicata, dell’Associazione Nazionale dei Marchi Storici. Noi in questi minuti stiamo discutendo sul Made in Italy e sui marchi storici perché c’è una legge dello Stato del 2019 che finalmente ha introdotto in Italia i marchi storici che fondamentalmente sono un asse portante del Paese, sono 52.000 imprese che sono marchi storici. La prima impresa italiana di cui si ha traccia è dell’anno 1000 ed è una fonderia che è sempre stata in continuità con la stessa famiglia. Ma ci sono vari casi, non parlo dei casi famosi come Antinori che hanno comunque 700 anni di storia, ma è bellissimo il mondo dei marchi storici italiani. Peraltro il Ministero, su nostra sollecitazione, a fine gennaio farà una mostra di due mesi al Palazzo Piacentini che poi andrà in giro per il mondo. E troviamo delle cose incredibili, cose assolutamente ignote nella nostra storia”.
E poi aggiunge: “Allora, siamo sul marciapiede tutti i giorni. Tutti i giorni dobbiamo ridisegnare i movimenti delle nostre imprese, in un contesto internazionale che è sempre più violento, gestito, peraltro, nel settore specifico che segue il turismo, dalle piattaforme internazionali. Quindi, si parlava di nanismo? Noi abbiamo l’82% degli alberghi che è one-off, appartiene a famiglie. Abbiamo il doppio dei posti letto della Francia, 1.300.000 posti letto, la metà dell’occupazione. Quindi c’è un problema, tant’è vero che qualcuno, forse vecchio come me, ricorderà che nel 1975 l’Italia era prima al mondo per incoming, oggi siamo quinti. Però siccome due non contano, che sono la Cina e l’America, siamo terzi, dopo la Francia e la Spagna c’è l’Italia”.
“Quindi, sostanzialmente, – continua Caputi – oggi si sta tentando di ridisegnare le nostre imprese. Devo dare atto che c’è un grande sforzo. Rispetto al passato, forse uno dei risultati che abbiamo oggi è che è un po’ tornata in campo la politica, c’è un grande sforzo. Poi ci sono le competenze, le hanno trovate, ecc. Noi però abbiamo perso una grandissima occasione, che è il PNRR. Io ero critico sul Sole 24 Ore tre anni fa, due anni fa, un anno fa, non lo so tra un anno. Il PNRR era l’occasione per resettare veramente il Paese, come stanno facendo in Spagna e Francia. Noi, anche a causa dei movimenti politici che ci sono stati, abbiamo fatto del PNRR un progetto assistenziale del Paese. Faccio un esempio per tutti: 440 milioni dati a 22 borghi italiani, 20 milioni ciascuno, borghi per lo più disabitati, i soldi sono ancora non spesi. Volete che vi faccia l’elenco? Il Fatto Quotidiano fece giustamente giorni fa un articolo su questa storia dei borghi. Roba da ridere. Io sono di origine abruzzese, 6 miliardi e mezzo per l’alta velocità Roma-Pescara, infattibile. Una volta ero anche ingegnere. È infattibile. I 6 miliardi e mezzo stanno là, bruciati. Quindi abbiamo un problema di PNRR, che era lo strumento e forse lo è ancora, se c’è una volontà, perché questo Governo si è impegnato a modificarlo, di rifare qualcosa sul PNRR, perché abbiamo i tempi per farlo. Anche perché non ci dimentichiamo che sono soldi a debito. Quindi alla fine, magari sulle spalle sicuramente dei miei figli o dei miei nipoti graveranno. Quindi c’è uno sforzo, c’è una dimensione globale e c’è un perimetro internazionale che non è facilissimo. Noi abbiamo due guerre praticamente vicine e la terza a rischio esplosione in Kosovo. Perché non è che lì si sono addormentati, lì ogni giorno monta la cosa. Però devo dire, malgrado tutto questo contesto, il nostro sistema tira”.
“Turismo. – conclude Caputi – Abbiamo avuto un’esplosione nel 2023. Ma l’esplosione è dovuta a che cosa? Al dollaro, praticamente pari con l’euro, ci ha riempito di americani. Abbiamo avuto una quantità di americani che in Italia non sono mai arrivati se non… nel 1945. Quindi, oggi è necessario uno sforzo… Infatti abbiamo avuto un altro effetto, però, tanto per dirlo, 5 milioni di italiani sono andati in vacanza in Albania perché le tariffe in Italia sono diventate esplosive. Cioè, è successo… L’aeroporto di Tirana faceva 560 mila utenti l’anno, quest’anno ne fatti 7 milioni e mezzo, di cui 5 milioni di italiani. Infatti, Edi Rama ha detto: “i barconi al contrario stiamo facendo”. Però, voglio dire, c’è uno sforzo, c’è una coesione, c’è anche, devo dire, un Parlamento abbastanza disponibile a 360 gradi a capire che è necessario uno sforzo. Certo, certi sistemi non si smontano, e ripeto, lo ripeto, e se potete qualcuno vada a vedere la fiera di Canton e capisce qual è il tema. Certo, poi andiamo a visitare le fabbriche, devo dire, c’ho le foto, c’è un momento di dire che una fabbrica così in Italia la chiuderebbero dopo tre minuti, lavorano 14 ore di fila, con 20 minuti di stop, pagati 200 dollari, e che competiamo? Perché, ultima cosa, i nostri dipendenti guadagnano poco. Questo ce lo dobbiamo dire. Io, quando ho un mio operativo che prende netti, perché lui guarda il netto, prende 1.500 euro, guadagna poco. Non c’è niente da fare. Il problema è un altro, che quel signore mi costa 3.420 euro. E questo è un problema drammatico, di cui l’Inps ne assorbe una buona parte. Quindi, a questo il Governo deve tentare di fare uno sforzo, se vuol dare una mano al sistema paese, come pare o voglia dare”.