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Mario Monti (senatore a vita): «L’ipotesi Draghi al Quirinale è stata destabilizzante. E i partiti e Mattarella l’hanno subita»

L’ex premier Mario Monti è intervenuto su LA7 per spiegare il suo punto di vista sulle recenti elezioni al Quirinale. Una opinione che riportiamo di seguito integralmente:

“Tra me e Draghi c’è una differenza abbastanza importante. Nel caso mio ho esercitato i compiti e le decisioni fino alla fine del Governo che coincideva con la fine della legislatura. Non mi è venuto in mente neanche per un attimo quando la popolarità del governo scendeva perché si avvicinavano le elezioni e i partiti andavano per la loro strada, di lasciare o di pensare di lasciare. La situazione oggi è diversa perché il Presidente Draghi, per ragioni sue, ha fatto sapere che sarebbe stato disposto a passare ad altro incarico, a metà dei due anni sui quali gli abbiamo dato la fiducia per reggere il Governo.

Quindi la situazione non è perfettamente analoga. Se posso dare la mia visione sintetica della questione, avendola vissuta dall’interno, io comincerei dal punto di arrivo che è l’elezione di Mattarella. Il modo in cui ci si è arrivati è stato disastroso, e lo è stato per due ragioni, non per una sola. Una, quella ovvia, la debolezza della politica e l’incapacità delle leadership politiche. L’altra, non nascondiamolo, è un vizio di origine. Il vizio di origine ce lo permette di cogliere perfettamente la frase che ha detto l’altra sera il Presidente Mattarella, quando ha detto “queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati e naturalmente devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti”.

Ora, guardiamo con chiarezza la realtà, il problema è stato che le prospettive personali dei due vertici, il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio, in questo caso non erano allineate. Il Presidente Mattarella, legittimamente e con chiarezza, ha fatto sapere in modo comprensibile che sette anni andavano bene, di più no. Il Presidente Draghi, con altrettanta legittimità, in modo forse un po’ meno chiaro, ha fatto sapere o lasciato capire una cosa diversa dal naturale atteggiamento di un Presidente del Consiglio in carica, ben lontano dal fine mandato, e con compiti ben impegnativi.

Tutto il resto è la conseguenza di questo, perché la politica, che è già scalcinata e debolissima, si è vista caricare sulle spalle un onere che nessun sistema politico sarebbe stato capace di sbrigare.

Le priorità da qui al 2023 sono quelle che il governo Draghi ha cominciato bene a perseguire, cioè il PNRR che però è ancora lontano dall’essere stato fissato al terreno anche solo a grandi linee, c’è ancora moltissimo da fare. Poi c’è una cosa europea più impalpabile ma più importante dove Draghi può dare un contributo fortissimo – che non avrebbe potuto dare dal Quirinale – cioè la revisione del Patto di Stabilità.

E poi c’è un’altra cosa di cui non si parla quasi niente, mentre ci siamo concentrati sul problema del Quirinale, in queste settimane sta diventando sempre più chiaro che cambia la natura del ciclo economico. Cioè quei problemi che erano stati accantonati o dichiarati “vecchiotti” come il disavanzo pubblico e l’inflazione, e anzi c’eravamo un po’ tranquillizzati la coscienza a suon di “disavanzo buono”, stanno tornando fuori dirompenti. È la fine del ciclo monetario che si era aperto nel 2015 con Draghi e gli altri.

Infine, a me è sembrato sin dall’inizio del governo Draghi inconcepibile che non venissero affrontati. Come si fa a parlare di capacità dell’Italia di essere più propulsiva quando la credibilità della classe dirigente tutta, non solo quella della politica, è molto bassa perché non si accettano capisaldi di un sistema fiscale redistributivo che c’è in tutti i Paesi o perché pensiamo di essere più furbi degli altri non avendo l’importa di successione. Queste cose faranno discutere i partiti, ma tanto i partiti devono presentarsi alle elezioni.

Draghi è sinonimo di stabilità, quando valuteremo a posteriori gli anni del 2021 e del 2022 vedremo che ha fatto un eccellente lavoro. Rimane però il fatto, e non date l’impressione che lo pensi solo io, che è stato destabilizzante avere quella ambizione, totalmente legittima, e che negli ultimi mesi aveva rallentato l’azione di Governo. Ho visto in questi giorni che bisognava cercare soluzioni per il Quirinale che andassero bene al Presidente del Consiglio, quasi dovesse essere lui ad indicarle. Io ho votato 7 volte scheda bianca, e l’ottava volta Mattarella, perché mi sembrava sleale e poco serio votare Mattarella sin dall’inizio, come hanno fatto tanti miei colleghi in numero crescente. Chi ha fatto così si è affidato alla Provvidenza, e per fortuna è una Provvidenza incarnata con i capelli bianchi, ma molto, molto solida e farà benissimo anche nei prossimi anni, che dovranno essere sette, non due.

L’unico punto fermo è che avevamo un Capo dello Stato che in tutte le lingue aveva detto “non rieleggetemi”. Mi sembra un po’ troppo comodo per noi cosiddetti grandi elettori contraddire sin dall’inizio questa volontà. Io non sono considerato un fan della politica e un antipatizzante della tecnica, credo, ma occorreva qui che nascesse una soluzione politica come poi è stata quella di Mattarella, perché anche ipotesi che sono circolate con due tecnici, uno alla Presidenza del Consiglio e uno alla Presidenza della Repubblica m sembravano del tutto anomale e stavano nascendo soluzioni, tipo Casini, ma è chiaro che i capi dei partiti erano in fibrillazione, perché trattavano del Quirinale, ma trattavano anche del loro futuro a Palazzo Chigi. È questo il sovraccarico.

Questo lo dico perché alla fine, quando si tireranno i conti, non si dica che questo sistema è da buttare e bisogna andare verso la Repubblica presidenziale. Io ho molte riserve sulla Repubblica presidenziale, non vorrei che in sostanza si addebitasse al 100 per cento alla politica questa pessima prova data questa volta, che ha avuto delle origini anche insospettabili e non appartenenti alla politica.

Qui il video dell’intervento

https://www.la7.it/in-onda/video/mario-monti-lambizione-di-draghi-di-andare-al-quirinale-e-stata-destabilizzante-30-01-2022-420746

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