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Marco Carrai, vice presidente Jsw Steel Italy: “A Piombino faremo un nuovo polo dell’acciaio” | Lo scenario

Entro l’estate a Piombino, nell’area ex Lucchini, ripartirà il secondo polo siderurgico italiano.

Ne è convinto Marco Carrai, vicepresidente esecutivo di Jsw Steel Italy (Jws).

Dopo la firma del Mou (Memorandum of Understanding) fra il più grande gruppo indiano dell’acciaio (29 milioni di tonnellate annue prodotte), il ministero delle Imprese e del Made in Italy, la Regione Toscana e il Comune di Piombino, spiega il manager a MF-Milano Finanza, a Piombino ci saranno due forni elettrici e verranno prodotte all’anno 600 mila tonnellate (da 300 mila) di laminati, da destinare anche ai ricchi mercati americano e arabo.

Quella della ex Lucchini di Piombino è una crisi che si protrae dal 2012.

Jindal ha rilevato il gruppo da Cevital nel 2018.

Perché si parla solo ora di rilancio?

Jindal è arrivata nel 2018 dopo che il gruppo era passato a Cevital dall’amministrazione controllata.

Gli algerini non volevano sviluppare un’azienda acciaieria, ma di fatto costruire un grande polo della logistica delle derrate alimentari.

Gli indiani invece hanno immediatamente fatto ripartire i treni laminazione che erano stati bloccati.

Il rilancio è stato rallentato da una serie di fattori.

Quali?

Quello a Piombino è stato il primo investimento all’estero di Jindal.

Jws è un soggetto abituato a un regime giuridico di common law e non di civil law.

Il resto lo hanno fatto il Covid e lo scoppio della guerra in Ucraina.

Ma dal 2021 è partito il turnaround.

L’azienda è passata dalle perdite considerevoli pre-2021 fino ad utili progressivamente crescenti nei tre anni successivi.

Con un triennio positivo alle spalle e un contratto di fornitura da Rfi, possiamo guardare al futuro in maniera rosea e tornare a investire.

Che cosa prevede il Mou?

Ha basi solide.

In primis perché prevede un investimento da 143 milioni di euro per il treno di laminazione delle rotaie.

Gli impianti saranno più efficienti.

Verranno allineate le produzioni e allungata da 108 a 120 metri la grandezza delle rotaie.

Avremo un mercato di vendita più vasto.

Verrà realizzata poi la cosiddetta tempra: consente di indurire l’involucro esterno della rotaia, miglioria che ci permetterà di smerciare i nostri prodotti anche in America e in Arabia.

Quando si parte?

Il Mou impone alcune date: entro tre mesi Jsw deve realizzare il progetto definitivo per il revamping del treno laminazione rotaie, revamping che di fatto ha già eseguito, ordinando al fornitore Sms tutta la tecnologia, in parte già pagata.

Una cinquantina di milioni (dei 143, ndr) sono destinati al supplier tecnologico, il resto va alla costruzione realizzata con fornitori italiani.

Con questo investimento Piombino avrà il treno di laminazione rotaie più efficiente e tecnologicamente avanzato d’Europa, raddoppiando la produzione dalle attuali 300 mila tonnellate a 600 mila tonnellate.

E il forno elettrico?

Messo a segno l’investimento ci riserviamo la possibilità di realizzare il nuovo impianto.

Lo dettaglieremo nei 120 giorni successivi al memorandum, tempo che ci vorrà per la firma dell’accordo di programma.

Abbiamo già avviato la procedura per il contratto di sviluppo con Invitalia che prevede un cofinanziamento fino a 33 milioni sui 143 complessivi e avviato le interlocuzioni con le banche.

Il forno elettrico ci servirà per rendere simili le linee produttive italiane a quelle indiane.

Cederete quindi poi parte dell’area ex-Lucchini a Metinvest-Danieli per la realizzazione del forno Dri?

Sì, ovviamente a fronte di un pagamento.

Alla fine a Piombino ci saranno due forni elettrici, quello di Jsw e quello di Metinvest-Danieli, impianti che forniranno la materia prima ai laminatoi.

Il Mou ha una doppia valenza quindi: dopo 15 anni di crisi assoluta rilancia in via definitiva la produzione di laminazione delle rotaie, specificità di Piombino, rendendolo il centro più importante in Europa.

Inoltre, insieme a Metinvest, dà la possibilità all’Italia di realizzare uno dei principali poli dell’acciaio nel Paese, salvaguardando l’intera occupazione.

Si tratta di 1.736 i dipendenti che lavorano nel siderurgico, più gli altri 300 impiegati nella logistica.

In tutto, circa 2.000 dipendenti, più quelli dell’indotto.

Quando vedremo quindi i primi prodotti uscire dal nuovo laminatoio

Possiamo partire immediatamente dopo la firma dell’accordo di programma.

A Piombino si potrà tornare a produrre rotaie e a fare utili.

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