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Manovra: trattativa a oltranza sul contributo delle banche. Ipotesi slittamento | Lo scenario

Taglio dell’Irpef per il ceto medio, rottamazione, conferma dell’Ires premiale, aumento dello stanziamento di fondi per la sanità, attenzione alle famiglie, con il bonus mamme e per l’acquisto di libri, e la riforma dell’Isee, con l’esclusione dal calcolo della prima casa.

I capitoli di spesa della manovra in formato light sono pronti, ma serve ancora qualche giorno per il testo e in serata si è appreso che il varo potrebbe slittare: il Consiglio dei ministri, previsto per domani, dovrebbe esaminare il Dpb, documento da inviare a Bruxelles entro il 15, mentre la quarta legge di Bilancio targata Meloni-Giorgetti, per la quale c’è tempo fino al 20 ottobre, arriverebbe sul tavolo del governo solo in un successivo Cdm.

Al momento, una riunione è prevista per giovedì. Sulla base delle anticipazioni, la manovra già scontenta il mondo imprenditoriale. “Credo che manchi molto la parola crescita all’interno della legge di bilancio”, avverte il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, mentre il vice Angelo Camilli, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi, ha rilanciato l’allarme degli industriali: “Da gennaio terminano tutti gli incentivi e l’industria italiana è nuda, senza strumenti per competere in uno scenario dominato da incertezza, dazi e rischio delocalizzazione.”

Lo scheletro è definito da tempo, in base alle priorità messe in campo dalle forze di governo, anche se l’entità delle misure è da calibrare in base alle coperture: nella manovra da 16 miliardi, secondo quanto indicato dal Dpfp – che ne costituisce la cornice (e l’anteprima) – circa 10 miliardi saranno di tagli alla spesa, il restante di maggiori entrate e un lieve incremento del deficit, senza tradire l’obiettivo di restare sotto la soglia del 3% per uscire in anticipo dalla procedura di infrazione.

Una parte delle coperture, come confermato a più riprese, verranno dal contributo delle banche, con cui i contatti sono andati avanti per tutto il giorno. Mentre dovrebbero essere escluse dalla misura le assicurazioni, che invece lo scorso anno sono state interessate dall’anticipo dell’imposta di bolla per oltre 2 miliardi.

Secondo quanto fatto trapelare dalla Lega nelle scorse settimane, il contributo potrebbe arrivare fino a 5 miliardi sulla base degli utili realizzati, anche per finanziare una delle misure-bandiera: la rottamazione lunga. Fumo negli occhi per gli alleati di Forza Italia, contrari a qualsiasi tipo di intervento unilaterale sul mondo del credito. L’asticella potrebbe fermarsi più in basso, 2,5-3 miliardi era la cifra emersa nel dibattito. Ma potrebbe essere troppo poco.

Anche se su questo, alla vigilia del varo, c’è grande prudenza: la regola implicita è di evitare scossoni, dal momento che si tratta di società quotate in Borsa, e le dichiarazioni che si sono susseguite hanno causato più di qualche fibrillazione nel mercato.

Intanto, dopo i sindacati, la scorsa settimana, sono state ricevute a Palazzo Chigi le imprese. Oltre trenta le associazioni e confederazioni ricevute, in due diversi tavoli, dal sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il vicepremier Antonio Tajani. Un “incontro interlocutorio”, raccontano i presenti.

Dalle imprese, in maniera piuttosto corale, sono arrivate sollecitazioni sugli investimenti e la richiesta di interventi per sostenere la domanda. Ma dal governo, viene sottolineato, non è arrivata nessuna rassicurazione, né l’anticipazione di misure che entreranno nella legge di bilancio.

A prendere la parola per primo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha introdotto l’incontro illustrando il quadro macroeconomico e ha spiegato che “la manovra non è chiusa”. Dal titolare del Tesoro, nessun numero sulla consistenza degli interventi, solo le linee generali del Dpfp – che, ha spiegato il ministro, si collocano in un quadro improntato alla stabilità, nel quale viene confermata la crescita dell’occupazione, ma sul quale pesano le incognite dovute alla situazione internazionale.

A latere dell’incontro, che ha avuto luogo proprio nei minuti in cui in Medio Oriente era in corso il perfezionamento del piano di tregua, il ministro Antonio Tajani avrebbe chiesto sostegno per il piano per Gaza, attraverso aiuti materiali.

Nessun accenno, nell’incontro nella Sala Verde di Palazzo Chigi, sulle coperture, se non un passaggio nel quale Giorgetti avrebbe escluso un prelievo sulle aziende digitali: sulla web tax si è provato a intervenire ma “non ci sono altri spazi”.

Ma chiuso il tavolo, prosegue il dialogo. Con le banche il confronto va avanti, si utilizza tutto il tempo disponibile.

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