Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Manovra: l’impatto sarà minimo sui consumi | L’analisi

La manovra di bilancio per il 2026 si inserisce in un contesto internazionale ancora segnato da incertezze.

Nelle previsioni per il 2026, la pressione fiscale si manterrà stabile al 42,8%.

Dal lato delle entrate, la voce più significativa è rappresentata dal contributo atteso da banche e assicurazioni, pari a 4,4 miliardi di euro.

Il taglio della seconda aliquota Irpef, invece, risulta inferiore rispetto alle anticipazioni della stampa: non 4 miliardi, ma 2,9.

Con questa impostazione, secondo Confesercenti, l’effetto della manovra sulla crescita sarà minimo.

La confederazione lo afferma in occasione dell’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla manovra.

In particolare, la confederazione ritiene che il taglio Irpef avrà un “impatto minimo sui consumi”.

L’assenza di stimoli sui consumi è confermata, nonostante uno dei punti qualificanti della manovra sia costituito dalla riduzione di due punti della seconda aliquota Irpef.

In particolare: la riduzione dell’aliquota Irpef al 33% genera un beneficio di 2,9 miliardi, la detassazione degli incrementi contrattuali di 475 milioni, la corresponsione di una somma a titolo di trattamento integrativo speciale per i dipendenti del comparto turistico-alberghiero con redditi fino 40mila euro, di 17 milioni.

L’insieme di questi interventi ammonta tuttavia ad appena 4,2 miliardi, lo 0,3% del reddito disponibile delle famiglie e non ha quindi dimensioni sufficienti a modificare le decisioni di consumo.

Va introdotto, secondo Confesercenti, un correttivo per evitare che l’inflazione trascini verso l’alto il reddito effettivo e faccia perdere le agevolazioni.

Una nota dolente del capitolo fiscale è poi la riduzione di 21,6 milioni di euro annui (dal 2026 in avanti) delle risorse destinate ai Centri di Assistenza Fiscale (Caf), prevista dall’art. 129 come misura di contenimento della spesa pubblica.

Anche vietare, a partire dal prossimo primo luglio, la compensazione dei crediti d’imposta è un grave errore.

Dubbi anche sulla detassazione degli aumenti retributivi derivanti dai rinnovi contrattuali.

La norma esclude i rinnovi avvenuti nel 2024, lasciando scoperti circa 5 milioni di lavoratori del terziario e del turismo.

Si auspica pertanto che il Parlamento modifichi la disposizione, estendendo la detassazione anche ai contratti collettivi nazionali sottoscritti nel 2024 con effetti economici nel 2026, e riservando il beneficio ai CCNL sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative.

Il dumping contrattuale costa oltre 1,5 miliardi al sistema economico.

Non si può regalare la detassazione degli aumenti contrattuali a chi applica contratti pirata.

Infine, Confesercenti chiede una tassazione più equa, un contributo specifico ai big players digitali sui ricavi derivanti dai servizi digitali per correggere lo squilibrio fiscale.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.