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Manovra: Landini sfida il governo con la patrimoniale, il 25 ottobre la Cgil torna in piazza | Lo scenario

La Cgil di Maurizio Landini non molla la presa e in attesa di incontrare venerdì il governo sulla manovra economica rilancia la manifestazione già annunciata per il 25 ottobre avanzando, tra le altre proposte, una “patrimoniale” per i redditi sopra i 2 milioni di euro.

“Dobbiamo verificare quali margini di discussione ci sono. Abbiamo letto che c’è un Cdm lunedì, spero non avvenga ciò che è avvenuto negli anni passati, cioè che quella di venerdì è una comunicazione, ‘diteci cosa pensate’. Noi stiamo uscendo prima con le nostre proposte, se fossero accolte siamo pronti a fare la nostra parte, in caso contrario andiamo avanti con la mobilitazione e valuteremo altre iniziative insieme a tutte le forze sindacali”.

I rapporti con l’esecutivo Meloni, dopo le manifestazioni e le dichiarazioni degli ultimi giorni, sono tesi e il numero uno di Corso d’Italia non arretra.

“Le minacce, gli attacchi, le offese, non sono una questione personale, chi le fa sta attaccando i valori sanciti dalla nostra Costituzione”, evidenzia spiegando che “quando parlano di cattivi maestri non so di cosa stiano parlando. Il governo dovrebbe capire cosa sta succedendo”.

E alla denuncia per concorso in genocidio nei confronti della premier Giorgia Meloni, dei ministri Guido Crosetto e Antonio Tajani e dell’ad Leonardo Roberto Cingolani risponde che “dal punto di vista politico questa responsabilità c’è tutta”, “è indubbio che il fatto che il governo italiano non abbia preso una posizione netta chiedendo il riconoscimento dello Stato di Palestina e interrompendo i rapporti commerciali ed economici, e se pensiamo che ci sono cittadini italiani detenuti illegalmente nelle prigioni israeliane, è evidente che si rende indirettamente complice”.

Quanto alle proposte economiche, nella piattaforma illustrata dalla Cgil c’è un “contributo di solidarietà” dell’1,3% per i redditi sopra i 2 milioni: “si tratta di 500mila contribuenti. Il gettito sarebbe di 26 miliardi l’anno”, spiega Landini che immagina quelle risorse destinate a sanità, istruzione, politiche abitative e sociali, non autosufficienza, Tpl.

Bocciata invece la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33%: “non restituisce nulla del drenaggio fiscale ai lavoratori dipendenti e pensionati perché il 70 per cento non arriva ai 28mila di reddito. È quasi una presa in giro”.

Per Landini la riforma del fisco passa per “progressività e la capacità contributiva” e quindi “stop a flat tax, condoni e concordati” prelevando le risorse “dove sono, cioè extraprofitti, profitti, rendite, grandi ricchezze, aggredendo l’evasione”.

Nell’immediato si chiede “la restituzione del drenaggio fiscale 2022-2024 e la neutralizzazione di quello futuro, il rinnovo dei contratti nazionali e la detassazione degli aumenti dal 1° gennaio 2026, e la piena perequazione delle pensioni con il rafforzamento e l’estensione della quattordicesima”.

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