“Ci incontriamo in un momento in cui l’ordine commerciale internazionale è messo a dura prova”.
Lo afferma il vice direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, in occasione della conferenza dell’evento Africa growth and opportunity: research in action.
“Le tensioni geopolitiche si stanno aggravando, le rivalità strategiche stanno rimodellando i flussi commerciali e le misure protezionistiche, spesso giustificate da preoccupazioni sulla sicurezza o sulla resilienza industriale, stanno proliferando”, osserva.
In questo contesto, “è importante mantenere i flussi di beni, servizi, idee e persone il più aperti possibile. Ciò è particolarmente necessario per le economie emergenti e in via di sviluppo come quelle africane”, spiega il vice direttore.
“I recenti aumenti tariffari fanno parte di una più ampia tendenza alla frammentazione economica che si è accelerata dall’invasione russa dell’Ucraina. Le barriere commerciali, i controlli sulle esportazioni e le politiche non di mercato si sono moltiplicati, portando alla rinascita di un ordine economico basato sui blocchi”.
“Gli scambi intra-blocco sono aumentati, mentre gli scambi tra blocchi sono diminuiti”, osserva Signorini.
“Questi sviluppi indeboliscono i flussi commerciali globali e potrebbero influire negativamente sulle prospettive di crescita complessive, non solo a causa degli effetti diretti delle nuove barriere, ma anche a causa della maggiore incertezza creata dall’assenza di un quadro normativo chiaro, prevedibile e comunemente accettato”.
“Una serie di accordi bilaterali in continua evoluzione e l’assenza, finora, di una generale escalation di ritorsioni hanno contribuito a scongiurare gli scenari più negativi per l’economia mondiale”, secondo Signorini.
“Tuttavia, si percepisce una persistente instabilità e permangono rischi significativi. La frammentazione si estende oltre il commercio. Colpisce anche il sistema finanziario, le reti di pagamento globali e la rete di sicurezza finanziaria globale. La frammentazione ha un costo. Le barriere riducono la produttività, rallentano l’innovazione e indeboliscono la crescita”.
“Limitano inoltre la nostra capacità collettiva di affrontare le sfide globali che non si fermano ai confini, dai cambiamenti climatici alla sicurezza alimentare, alla sicurezza sanitaria e alla governance dell’economia digitale”, avverte il vice direttore.
“Il costo potrebbe essere particolarmente elevato per i paesi in via di sviluppo”.
“Una maggiore integrazione nei mercati globali e nello scambio tecnologico dovrebbe essere vista come un potente meccanismo per trasformare il dinamismo demografico dell’Africa in una prosperità sostenibile”.
“La sfida che ci attende non è quella di ripristinare il passato, ma di ricostruire e riprogettare un sistema commerciale basato su regole, adatto alle attuali realtà geopolitiche e tecnologiche”, spiega Signorini.
“Ciò significa riconoscere le legittime preoccupazioni per la sicurezza nazionale, riaffermando al contempo il primato della cooperazione e del dialogo. Il libero scambio e la resilienza strategica devono coesistere. Significa anche affrontare gli squilibri che da tempo distorcono il commercio e la finanza, dai surplus e deficit eccessivi all’eccessiva dipendenza dai settori critici”.








