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Lo sconcerto e la preoccupazione di Mattarella: crisi di governo nonostante 600 morti al giorno

“E’ possibile che dei 616 morti di oggi non importi nulla a nessuno? Sono gli stessi numeri che si registravano un anno fa, tra marzo e aprile, e il totale ormai sfiora le 8o mila vittime… Eppure quasi non se ne parla, mentre l’Italia è bloccata su una serpeggiante crisi di governo che i cittadini fanno molta fatica a capire. Senza contare che all’emergenza sanitaria si aggiungono i rischi di una bomba sociale pronta a esplodere. Infatti, oltre al Recovery plan, finalmente approntato per l’esame del Parlamento, adesso si aggiunge la questione dei nuovi ristori da rendere operativi al più presto. Qualcuno si rende conto di tutto questo?”.

È sgomento e, anzi, scandalizzato, Sergio Mattarella, nelle ore che precedono il redde rationem tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte.

Lo racconta il quirinalista Marzio Breda.

“Per Mattarella la prospettava che la contagiosità del Covid vada definitivamente fuori controllo e che l’economia reale (quella piccola delle partite Iva, per intenderci) resti senza una minima rete di sicurezza pesa ben di più delle smanie politiche per il controllo del governo” scrive oggi in un retroscena sul Corriere.

“Segue la crisi politica con una vigilanza continua, ovviamente” scrive Breda.

“Pronto a fare la sua parte con rapidità ed efficienza, se e quando sarà chiamato in causa per la rottura della maggioranza. E pronto a qualsiasi scenario, per quanto al momento neppure lui intraveda uno sbocco preciso”.

“A Montecitorio quello stato di assoluta incertezza si definisce stallo, di cui è esemplare l’avvitamento delle ultime settimane, culminato ieri in una serie di rilanci sempre più esasperati. Tanto che si passa da una doccia scozzese all’altra, ricorrendo a un linguaggio esasperato nei toni e magari contraddittorio nei contenuti” prosegue Breda nel suo articolo.

“Sono troppi gli interrogativi aperti, tutti legati a come avverrà la rottura e alle strategie nel frattempo costruite dagli antagonisti. Conte, per esempio, andrà dimissionario al Colle, chiedendo magari due o tre giorni per i provvedimenti urgenti e andar poi alla conta in Aula? Pensa di fare a meno di Italia viva, convinto di essersi assicurato una dote sufficiente di responsabili? Dovrebbe però essere sul serlo congruo, quel numero, e tale da costituirsi subito in un gruppo parlamentare, perché si sa che Mattarella non vuole maggioranze raccogliticce e precarie” prosegue Breda.

“E Renzi, che assicura di aver ingaggiato solo «una battaglia di libertà» e di non voler lasciare il Paese senza un governo, accetterebbe un Conte ter o per lui è pregiudiziale — come tutto autorizza a credere — che il premier esca di scena? E, nel caso, chi proporrebbe per Palazzo Chigi? Ancora: il rottamatore punta a un’alleanza diversa, per far nascere un governo tecnico o di scopo o comunque lo si voglia chiamare? E nessuno si è chiesto (pure su questo qualcuno almanaccava ieri) se da qualche parte non si stia lavorando a una formazione di «responsabili» di altro segno, per fiancheggiare un esecutivo di centrodestra?”.

“Nelle convulsioni dell’ultimo momento, il capo dello Stato resta in attesa. Amareggiato per l’amnesia scesa sulla tragedia del Covid” conclude Breda.

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