Il conflitto energetico, che si è innescato tra l’Europa e la Russia a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina, sta inizia a far perdere solidità alle politiche del presidente russo, Vladimir Putin. I suoi tentativi di costringere i governi europei ad abbandonare il sostegno all’Ucraina, riducendo drasticamente le forniture di gas naturale, sembra vacillare, mentre i prezzi del gas diminuiscono, le finanze del governo russo si deteriorano e l’Europa mette a punto piani per allentare la pressione su famiglie e imprese.
Il successo a lungo termine della Russia nella guerra economica con l’Europa è considerato fondamentale da entrambe le parti per decidere l’esito del conflitto in Ucraina. I segnali che la strategia economica di Putin sia in difficoltà coincidono con le gravi sconfitte sul campo di battaglia, con le forze ucraine che stanno riconquistando aree del territorio occupato dalla Russia e il presidente russo che è stato costretto a riconoscere le preoccupazioni dei leader cinese e indiano connesse all’invasione. I governi europei affermano che Putin sta tagliando le forniture di gas naturale per colpire le famiglie e le imprese europee in modo che le popolazioni dei vari Paesi si ribellino alle attuali politiche governative basate sulle sanzioni contro la Russia e sul sostegno all’Ucraina con armi e aiuti finanziari.
La Russia non è ancora sicura di perdere questa battaglia economica. Ma un crescente consenso tra funzionari, specialisti energetici ed economisti suggerisce che, sebbene le azioni russe causeranno gravi difficoltà in molti luoghi, Putin probabilmente fallirà e l’Europa riuscirà a superare l’inverno senza rimanere senza energia. Una volta che questo inverno sarà finito, l’influenza di Putin sulle forniture energetiche europee si sarà affievolita in modo critico, dicono. Putin ha giocato la più grande carta energetica alla fine di agosto, quando ha interrotto le spedizioni di gas naturale verso l’Europa a tempo indeterminato attraverso il gasdotto Nord Stream 1.
«Quello è stato il suo momento, il suo punto di massima leva, il suo all in», ha affermato lo storico dell’energia, Daniel Yergin, vicepresidente di S&P Global. I successi dell’Ucraina sul campo di battaglia hanno reso più difficile per i governi europei cambiare rotta, affermano gli strategist. «Se le persone sentissero che c’è una sorta di stallo indefinito, allora cercherebbero una via d’uscita», ha detto Lawrence Freedman, professore emerito di studi sulla guerra al King’s College di Londra. Per ora, ha aggiunto Freedman, «nessuno al potere sta suggerendo che l’unica risposta a questo sia di fare concessioni» a Putin.
I guadagni energetici della Russia derivanti dalla guerra in Ucraina – dopo che i prezzi delle sue esportazioni di petrolio e gas naturale sono aumentati – sembrano essersi esauriti dato che le esportazioni di gas sono diminuite drasticamente e i prezzi del petrolio sono scesi. Il greggio Brent, il benchmark globale, è passato da oltre 120 dollari al barile a giugno a circa 90 dollari al barile, il che significa che la Russia ottiene circa 65 dollari da ciascun barile. I governi europei sono riusciti a garantire forniture extra di gas naturale per sostituire parte del gas russo perso. È probabile, inoltre, che il consumo di gas diminuisca la chiusura delle fabbriche e la riduzione dei consumi da parte delle famiglie a causa dei prezzi elevati.
La scorsa settimana, l’Unione europea ha presentato proposte – ancora non approvate dai governi – per allentare la pressione sui consumatori, compresi limiti obbligatori all’uso dell’elettricità. Alcuni specialisti dell’energia temono che i sussidi governativi per il settore, però, vanificheranno gli sforzi per frenare la domanda. Il prossimo inverno sarà il periodo di massima vulnerabilità per i governi europei. Se la stagione sarà più rigida del solito, con il conseguente aumento del consumo di energia, l’ottimismo potrà svanire. Il mantenimento dell’unità europea durante l’inverno potrebbe far sì che alcuni Paesi condividano il gas immagazzinato con altri Stati. La Russia si gioca la sua reputazione, conquistata a fatica, di fornitore affidabile che non ha mai usato il gas come arma politica.
«Ora lo sta usando, non solo come arma politica, ma come arma di guerra. Cancella completamente la sua credibilità come fornitore affidabile», ha affermato Yergin. A dimostrazione che l’influenza russa sta già calando, i prezzi del gas e dell’elettricità, che sono aumentati dopo l’annuncio del blocco del Nord Stream 1 il mese scorso, si sono rapidamente invertiti. Venerdì, il gas all’ingrosso è stato scambiato a circa 185 euro per megawattora: un livello quasi tre volte più alto di un anno fa e più del doppio rispetto all’inizio di giugno, quando Mosca ha iniziato a limitare le forniture attraverso il Nord Stream. Tuttavia, è in calo di oltre il 45% dal massimo record di chiusura del 26 agosto.