L’Europa sta affrontando quello che l’economista Paul Krugman definisce «un gigantesco shock», nell’ambito energetico, «ben oltre lo shock petrolifero degli anni ’70». Queste le sue parole nel corso dell’intervento al panel finale della conferenza sulla ricerca della Bce. A differenza degli Usa, secondo il professore della New York University vi sono scarsi segnali di surriscaldamento dell’economia in Europa, ma nonostante questo «quando hai uno shock di questa portata non penso ci si possa sentire al riparo» da effetti sulle attese di inflazione.
E «se fossi alla Bce» ha avvertito «non mi sentirei sicuro nel ritenere che lo shock sia transitorio: penso che stringerei la policy, sfortunatamente». Negli Usa, invece, è pieno di segnali di surriscaldamento. «Al momento» ha quindi affermato Krugman «una stretta monetaria sembra inevitabile da ambo le sponde dell’Atlantico. mi dispiace, ma non abbiamo mai visto uno shock come questo».
Se gli attuali rincari dell’energia in Europa dovessero essere pienamente trasferiti alle famiglie “un sacco di persone in Europa sarebbero rovinate”.
Krugman ritiene inevitabile che si tentino misure per controllare i prezzi e che vengano decisi sussidi per il settore dell’energia, ma anche con questi “probabilmente serviranno anche alcuni razionamenti”, ha detto.