La crisi dell’energia sta costringendo i Paesi dell’Europa a prepararsi a razionare il consumo dell’elettricità. Ma in Italia, con le elezioni alle porte, chi si occuperà di mettere in piedi il piano? Mario Draghi sarebbe orientato a definire il piano nelle settimane post-elezioni, anche a seguito del dialogo con la maggioranza che uscirà dalle urne. Finora il premier Draghi ha chiesto ai suoi ministri di lavorare per evitare risparmi obbligatori, agendo su misure concordate con le aziende e sulla moral suasion dei cittadini, ma adesso che la proposta della Commissione Ue sembra andare nella direzione dell’obbligatorietà, trapelano molte perplessità dall’esecutivo ancora in carica. Spetterà quindi al nuovo governo attuare la stretta.
La proposta europea avrà impatto su due diversi piani. Il primo riguarda le famiglie. Attraverso i contatori elettrici – questo chiede Bruxelles – può infatti essere ridotta l’energia che arriva nelle case e così si può impedire ai cittadini di usare in contemporanea più elettrodomestici, il forno e il phon insieme. Se il piano Ue entrerà in vigore, sarà difficile evitare di chiedere ai cittadini un contributo. E allora l’ipotesi è compensare il loro disagio con un bonus in bolletta, che si sommerebbe per le famiglie al risparmio generato dal razionamento obbligatorio.
Il secondo piano è quello delle imprese ed è quello che desta più preoccupazione a Palazzo Chigi, perché rischia di impattare su una crescita già fragile. Da settimane il ministro Roberto Cingolani ha aperto un’interlocuzione con Confindustria sui risparmi di gas, con l’obiettivo di evitare i razionamenti. Quel che si può fare – ma anche in questo caso con incentivi e compensazioni – è rimodulare le produzioni laddove possibile e ad esempio farle funzionare negli orari di più bassi consumi, dalle 3 di notte alle 10 del mattino, o di domenica, riorganizzare i turni, riprogrammare manutenzioni.
Sul fronte dei prezzi, in attesa che si muova l’Ue, il governo continua a lavorare per inserire già nel decreto Aiuti ter, atteso giovedì o venerdì in Consiglio dei ministri, un meccanismo nazionale di separazione dei prezzi di gas ed elettricità. Per imporre una stretta coordinata e simultanea su milioni di utenze domestiche però bisognerà ripensare completamente i software di gestione delle società di distribuzione di energia elettrica. Non è utopia, dicono le stesse aziende di distribuzione, pensare di farlo però finora non è stato mai fatto. L’aggiornamento dei sistemi è una procedura non velocissima però fattibile in un arco temporale di uno-due mesi.
Per coordinarsi riducendo su «scala massiva la potenza erogata» l’Italia è in una posizione di vantaggio. Perché nella trasformazione digitale delle reti elettriche è tra i primi al mondo grazie al lavoro di Enel e della sua controllata, Gridspertise, attiva nella realizzazione di contatori intelligenti che vengono utilizzati in maniera quasi totale anche dagli altri distributori di elettricità. Sono circa 36 milioni di contatori attivi in Italia. Quasi tutti intelligenti. La metà, circa il 50%, di seconda generazione che sono in grado di realizzare letture dei consumi in tempo reale, con uno scarto di quindici minuti. Sono configurabili per fasce orarie.