L’Italia è tra i Paesi in testa per l’attuazione del Piano di ripresa e resilienza, ma anche tra quelli che si avviano alla fase finale con la necessità di mantenere alto il ritmo di attuazione.
È quanto emerge dal nuovo rapporto della Commissione europea sull’attuazione del Recovery and Resilience Facility, che fotografa lo stato di avanzamento dei Pnrr a meno di un anno dalla scadenza, fissata al 31 agosto 2026.
Secondo i dati aggiornati a fine agosto 2025, l’Italia figura tra i sei Stati membri che hanno già ricevuto oltre il 65% delle risorse totali previste dal dispositivo, insieme a Danimarca, Estonia, Francia, Germania e Malta.
Il documento sottolinea però che “con meno di un anno al termine dell’Rrf, l’attuazione effettiva delle riforme e degli investimenti da parte degli Stati membri è sempre più urgente”, invitando Roma – come altri Paesi con oltre la metà dei traguardi ancora da completare – a mantenere alta la velocità di esecuzione.
La Commissione riconosce che il piano italiano, in caso di completa attuazione, avrebbe un impatto macroeconomico tra i più rilevanti d’Europa, stimato in 189,6 miliardi di euro, pari a circa l’8,9% del Pil nazionale.
Si tratta di un contributo diretto alla crescita e alla resilienza economica, ma anche di un effetto indiretto sull’intera Unione.
Venendo ai risultati già ottenuti, il rapporto evidenzia in particolare i progressi nelle riforme strutturali avviate.
La riforma della giustizia civile viene citata come esempio di modernizzazione amministrativa, con l’obiettivo di ridurre l’arretrato dei tribunali, rafforzare gli uffici e introdurre sistemi di incentivi basati sulle performance.
Bruxelles segnala anche le misure in campo fiscale, dove la digitalizzazione e l’uso avanzato delle banche dati per le lettere di compliance hanno portato a un aumento del 30% delle entrate tributarie rispetto al 2019.
Sul piano degli investimenti, il Bel Paese emerge come uno dei più dinamici nell’attuazione delle misure per l’innovazione.
Oltre 147.500 imprese hanno beneficiato di crediti d’imposta per la digitalizzazione e la “Transizione 4.0”.
Tra i principali destinatari dei fondi europei, la Commissione segnala Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), con 10,6 miliardi di euro assegnati per lo sviluppo della rete ferroviaria ad alta velocità, del trasporto merci e regionale e per l’implementazione del sistema europeo di segnalamento Ertms: è il più grande beneficiario singolo dell’intero programma europeo.
L’Italia viene inoltre indicata tra i Paesi che hanno compiuto maggiori progressi nella transizione verde.
Oltre a guidare, insieme a Belgio e Spagna, il gruppo dei più avanzati sulla mobilità sostenibile, Roma ha aggiudicato tutti i contratti per la costruzione di 511 chilometri di cavi ad alta tensione tra Caracoli ed Eboli, un’infrastruttura strategica per potenziare la rete elettrica nazionale e favorire l’integrazione delle energie rinnovabili.
Sul piano della coesione e dell’inclusione sociale, il rapporto cita la modernizzazione di dieci stazioni ferroviarie nel Sud Italia, rese accessibili alle persone con disabilità o mobilità ridotta, come esempio concreto di utilizzo dei fondi per la riduzione dei divari territoriali.
Nel complesso, Bruxelles riconosce che l’Italia ha raggiunto risultati significativi, ma ribadisce la necessità di “sfruttare fino in fondo il potenziale del Rrf” in vista della scadenza del 2026.
La sfida ora, osserva la Commissione, è completare l’attuazione del piano più ampio e complesso d’Europa, assicurando che le riforme e gli investimenti producano un’eredità duratura in termini di crescita, sostenibilità e competitività.








