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Le maxi-batterie spingono 30 miliardi di investimenti al 2030 | Lo scenario

Secondo quanto affermato da Elettricità Futura, associazione delle aziende italiane del mondo elettrico, sulla base delle stime elaborate con Accenture, sono necessari non solo impianti rinnovabili per 85 Gw, ma anche l’installazione di 80 GWh di nuova potenza di accumulo di grande taglia. Questa la strada necessaria, da qui al 2030, da percorrere per centrare l’obiettivo europeo del 45% (42,5% la quota obbligatoria) di consumi da rinnovabili. Non basta infatti ampliare la capacità di generazione da parchi eolici e fotovoltaici, ma serve un sistema che trattenga questa energia, per sua natura intermittente, e la rilasci nella rete: sono gli impianti di accumulo, batterie necessarie a bilanciare l’infrastruttura elettrica.

«A dicembre 2022 risultano installati in Italia 227.477 sistemi di accumulo elettrochimico, pari a un totale di poco più di 2 GWh di capacità. Per la quasi totalità si tratta di sistemi di piccola taglia. Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna ospitano più della metà dell’attuale capacità», racconta Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, al Sole 24 Ore, dando un ordine di grandezza delle spese necessarie: «il nostro piano 2030 di sviluppo del settore elettrico prevede un totale di 320 miliardi di investimenti nel periodo 2022-2030, di questi l’installazione di 80 GWh di nuova capacità di accumulo di grande taglia ne attiverà 30».

Continua Re Rebaudengo: «per far crescere i sistemi di accumulo in Italia è importante lavorare su alcuni fattori che abilitano i nuovi investimenti, ad esempio semplificando le procedure autorizzative e fornendo segnali di mercato a lungo termine. La riforma del market design, a livello europeo e nazionale, dovrebbe anche facilitare la crescita dei sistemi di accumulo e un loro maggior contributo agli obiettivi di decarbonizzazione. Per superare gli ostacoli finanziari, andrebbe implementato il prima possibile l’ex art. 18 del Dl 210/21 che prevede in Italia l’avvio di aste per l’approvvigionamento a lungo termine della capacità di accumulo, meccanismi che garantiscono la sostenibilità economica dell’investimento».

«Non si è ancora concretizzato il quadro regolatorio in relazione all’ex art. 18 del Dl 210/21. Vediamo inoltre come grande opportunità la riforma del dispacciamento presentata nel Tide recentemente consultato», dice Fabio Carrara, responsabile business development & special projects di Renantis, prima realtà in Italia a erogare un servizio di fast reserve – regolazione di frequenza ultrarapida – attraverso il sistema di accumulo: in funzione da gennaio nella stazione elettrica che alimenta la piattaforma logistica del porto di Vado Ligure.

Un impianto da 9 Mw di potenza (8 MWh di energia erogata) allacciato alla rete. «Stiamo investendo molto, per contribuire al crescente fabbisogno di flessibilità legato all’aumento di produzione da fonti rinnovabili non programmabili. Dopo quello di Vado Ligure puntiamo a sviluppare nuovi progetti di sistemi di accumulo elettrochimico in Italia, sia stand alone che accoppiati a Fer o per clienti industriali». E sulla tecnologia osserva: «sulle quasi 230mila installazioni italiane, oltre 225mila sono al litio. Questo apre il capitolo dei rincari sulle materie prime, che contribuiscono all’aumento dei costi».

I ritardi sulla cornice legislativa, su cui Terna sta lavorando con il ministero dell’ambiente e Arera, anche se al momento non ci sono tempi certi, sono un problema anche secondo Rodolfo Bigolin, ceo di Innovo Group: «il framework che deve supportare la prima linea di fatturato non esiste. Si può partecipare al mercato del giorno dopo, fare trading e poco più. Con costi delle batterie che si sono alzati nell’ultimo periodo i ritorni ancora non ci sono», e aggiunge: «abbiamo un progetto in Abruzzo da 72 Mw: abbiamo già i terreni e la connessione con Terna, dobbiamo affrontare il permitting e contiamo di iniziare la costruzione l’anno prossimo. C’è poi un progetto da 30 Mw in Sardegna, vicino a un parco solare. Il target complessivo di Innovo per lo storage è di 1.000 Mw».

Enel, tra aprile e giugno, sta dando il via ai lavori per realizzare nuovi sistemi di accumulo a batterie per 1,6 Gw, in buona parte in siti di impianti termoelettrici dismessi, poco meno della metà in Sardegna. A conferma che gli operatori sono pronti. Ma anche la filiera: Energy ha siglato una jv con la cinese Pylontech Eu per produrre all’interno dello stabilimento di Sant’Angelo di Piove di Sacco (Padova), entro la fine del 2023, 600-800 batterie Lfp (litio-ferro-fosfato) al giorno, pari a 3-4 MWh di capacità di accumulo.

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