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L’asse dell’energia si sposta a Sud | Lo scenario

L’asse europeo dell’energia si è spostato a causa dello scoppio della guerra in Ucraina: dall’Est (la Russia), al Sud (l’Africa). L’Italia è nel mezzo, e può diventare l’hub europeo dell’energia. Non solo del gas, ma anche dell’elettricità e dell’idrogeno, prodotti con le rinnovabili. Ma servono infrastrutture: rigassificatori, gasdotti, elettrodotti, smart grid. E servono fabbriche per produrre pannelli solari e pale eoliche, e sottrarsi dalla dipendenza dalla Cina. La sfida per il nostro Paese è dotarsi di tutto questo.

Sono questi i concetti che sono stati ribaditi da tutti i manager delle principali società energetiche italiane e del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, a un convegno che si è tenuto alla sede di Unioncamere a Roma: “Dal Mediterraneo il futuro energetico europeo”, organizzato da Fondazione Merita e Matching Energies Foundation. Per il metano, Pichetto ha spiegato che l’obiettivo è arrivare a 30-35 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto all’anno, con i 5 rigassificatori esistenti, le due navi-rigassificatori di Piombino e Ravenna e altri due impianti, da realizzare a Gioia Tauro in Calabria e Porto Torres in Sardegna.

Aggiunti al metano che arriva al Sud dai gasdotti da Algeria, Libia e Azerbaijan, potrebbero rendere l’Italia l’hub gasiero che serve Austria, Baviera e Ungheria, sostituendo la Russia. «Potremmo fornire 20 miliardi di metri cubi all’anno», ha detto il ministro. Ma servono i rigassificatori, e serve il raddoppio del gasdotto adriatico, che al momento ha un collo di bottiglia in Abruzzo. Operazione nella quale è impegnata Snam, ha ricordato l’ad Stefano Venier. Altro business strategico per l’Italia è l’idrogeno. Michele Viglianisi di Eni ha ricordato che a Taranto e Gela verrà avviata a breve la produzione di idrogeno verde, dell’acqua e dalle fonti rinnovabili. Ma altro gas potrebbe arrivare dal Nordafrica, prodotto con l’energia solare, che là è abbondante. Per portarlo in Italia, serve però aggiornare i gasdotti, altra sfida per la Snam.

E poi c’è l’elettricità. «Dobbiamo fare più rinnovabili possibili», ha detto l’ad di Enel Italia, Nicola Lanzetta. L’aggiornamento del Piano nazionale energia, il Pniec, ha spiegato Francesco Del Pizzo di Terna, porterà l’obiettivo delle fonti pulite da 70 gigawatt al 2030 a 85. Ma servirà una rete potenziata e intelligente (smart grid): dovrà portare la corrente da dove si produce (al Sud) a dove si consuma (al Nord), e dovrà gestire le variazioni di produzione delle rinnovabili.

Terna prevede di investire nella rete 21 miliardi nei prossimi dieci anni. Anche perché non dovrà trasportare solo la produzione nazionale. L’Italia sta costruendo un elettrodotto da 600 megawatt con la Tunisia, per portare in Europa la corrente prodotta là con le rinnovabili. Ma non basta. Eni sta installando piantagioni di ricino in Africa, in terreni aridi inadatti alla produzione alimentare, per arrivare a 5 milioni di tonnellate di biocarburante all’anno nel 2030. Ed Enel progetta di aprire una seconda megafabbrica di pannelli solari in Italia, dopo quella di Catania, in un sito ancora da individuare.

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