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[L’analisi] Il raddoppio del Tap è più vicino. Grazie ai fondi europei

Il disco verde del Consiglio europeo Economia e Finanza all’inserimento del RepowerEu nei piani di ripresa e resilienza nazionali è l’assist che ancora mancava per allargare la capacità del gasdotto Tap (Trans adriatic pipeline).

Tra gli obiettivi, scrive MF-Milano Finanza, c’è il raddoppio del corridoio Sud per il trasporto di gas alternativo alle rotte russe, e il Tap, che porta fino in Italia il gas dai giacimenti di Shah Deniz nel Caspio azero, ne è parte integrante.

Nei piani degli azionisti, condivisi dal RepowerEu, il gasdotto può salire a 20 miliardi di metri cubi di capacità annua dagli attuali 10 miliardi.

Per arrivarci ci vorranno circa 5 anni di tempo e investimenti stimati in circa 1,3 miliardi di euro. Questa cifra andrebbe divisa pro-quota tra i sei azionisti: Bp (20%), Socar (20%), Snam (20%), Fluxys (19%), Enaga’s (16%) e Axpo (5%).

Per Snam come per Bp e Socar, si tratterebbe quindi di un impegno contenuto in circa 260 milioni di euro ciascuno. Ma soprattutto, col via libera dell’Ecofin, gli Stati membri potranno finanziare le infrastrutture strategiche del gas con debito comune, facendone richiesta entro la prossima estate.

“Per mitigare completamente i rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento derivanti da un’interruzione totale delle importazioni di gas russe”, RepowerEu ha individuato una ventina di progetti gas di interesse comune e investimenti in infrastrutture stimati in 10 miliardi di euro entro il 2030 per importazioni di gnl e gasdotti.

“L’ampliamento del Corridoio Sud del Gas a 20 miliardi di metri cubi l’anno”, si legge nella scheda riassuntiva, “svolgerà un ruolo importante per garantire l’approvvigionamento di gas per l’Europa sudorientale (Grecia e Italia) e Balcani occidentali”.

Il test di mercato per verificare la disponibilità degli operatori a prenotare l’extra capacità del Tap è in corso. All’inizio del 2023 è prevista la raccolta delle offerte vincolanti, e poi ci sarà tempo fino all’estate per definire le eventuali richieste.

Oggi il Tap, che si snoda per 878 chilometri attraversando Grecia, Albania e Mare Adriatico, è tra i primi fornitori dell’Italia, alle prese con la diversificazione delle fonti energetiche per garantirsi l’indipendenza dal gas russo.

Qualche numero: da quando è entrato in attività, a dicembre 2020, il Tap ha portato nel mercato italiano oltre 14 miliardi di metri cubi di gas. Di questi, circa 7,3 miliardi di mc, sono affluiti al punto di arrivo di Melendugno, in Puglia, da gennaio a oggi.

Dato ancora più importante, l’afflusso giornaliero sta toccando in più media i 27 milioni di mc, ben più di quanto ne arrivi ormai dalla Russia.

Secondo il managing director Luca Schieppati, “con i volumi che stiamo trasportando in Italia quest’ anno porteremo oltre 9,5 miliardi di metri cubi, 2,5 in più rispetto all’anno scorso, e l’anno prossimo saliremo a 12 miliardi di metri cubi”.

Il progetto per raddoppiare la capacità Tap è modulabile e prevede quattro fasi con tre passaggi intermedi e investimenti tra 130 milioni e 1,3 miliardi di euro.

Si parte dall’ipotesi di ampliamento minimo da 10 a 14,8 miliardi di mc all’anno, che comporterebbe lavori per circa 3 anni, con l’installazione di due stazioni di compressione. Il secondo passo è la cosiddetta espansione limitata: 15,7 miliardi di mc all’anno e una durata lavori di circa 4 anni.

Il terzo, e penultimo, è l’espansione parziale a 18,4 miliardi di mc l’anno, in 5 anni. La piena espansione porterebbe la capacità annua a 20 miliardi di mc (ma è circolata anche l’ipotesi di portarlo a 21,9), sempre in 5 anni.

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