Il caldo ‘scioglie’ i saldi. A più di un mese dall’inizio, il bilancio delle vendite di fine stagione è negativo: circa 7 su 10 segnalano risultati in calo rispetto allo scorso anno, con una contrazione media di oltre il 21%. A pesare, un autunno-inverno caratterizzato da temperature eccezionalmente miti, che hanno ridotto la domanda. Ma anche la perdita di appeal sul pubblico dell’istituto dei saldi, il cui impatto è ‘diluito’ dalla mancanza di regole sulle promozioni e dal conseguente boom di offerte, soprattutto online. Una distorsione concorrenziale a svantaggio delle imprese minori, che costa ai negozi 3 miliardi di euro di vendite l’anno. A lanciare l’allarme è Fismo, l’associazione delle imprese del settore moda Confesercenti, sulla base di un sondaggio condotto su un panel di imprese associate.
L’occasione è l’incontro di oggi del Coordinamento tecnico della Commissione Sviluppo Economico della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, con le principali Associazioni di categoria del settore, per la revisione dell’Intesa sulle ”vendite di fine stagione”. Un’Intesa stipulata nel 2011 ”al fine di favorire unitariamente misure a tutela della concorrenza”, per rendere omogenea su tutto il territorio nazionale la data di inizio delle vendite di fine stagione. Previsioni, finora, sempre confermate.
”Il problema oggi però non è più solo quello di concordare le date: occorre infatti prendere atto che i saldi, come attualmente regolamentati, costituiscono un istituto ormai agonizzante”, spiega Benny Campobasso, presidente di Fismo Confesercenti. ”La distribuzione tradizionale, nei negozi fisici, dei prodotti appartenenti al settore moda è da sempre stata considerata un fiore all’occhiello del Made in Italy. Tuttavia, alla luce di varie situazioni contingenti che sono venute a realizzarsi nell’ultimo decennio, il settore versa in uno stato di profonda crisi. Solo nel 2023 per ogni nuova impresa che ha aperto, quattro hanno cessato l’attività”.