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L’agricoltura non deve essere stiracchiata per motivi ideologici | L’analisi di Carlo Valentini

Carlo Valentini su Italia Oggi invita a non usare l’agricoltura per battaglie ideologiche: “Sui social – scrive – si litiga su tutto.

Adesso il motivo prevalente è il cambiamento climatico e com’è d’uso non ci sono mezze misure.

In mezzo ci sono gli agricoltori in corteo.

Che coltivano e allevano ciò che mangiamo e guai se non continuassero a farlo perché non più remunerativo.

Su di loro si è abbattuta l’incudine dei provvedimenti europei per la transizione ecologica e il martello di provvedimenti nazionali che in Italia come in Francia e in Germania sulla spinta del riequilibrio finanziario pubblico hanno tolto contributi e aumentato in vario modo la pressione fiscale.

Sui Social gli agricoltori vengono difesi o offesi, nessuno entra nel merito come sarebbe utile poiché un drastico ridimensionamento delle campagne non è nell’interesse dei consumatori europei e quindi sarebbe sbagliato non ascoltare le istanze degli agricoltori così come finirebbe per risultare drammatico sottovalutare il cambiamento climatico, che danneggia anche le campagne.

Va quindi trovata – sottolinea Valentini – la strada della sostenibilità ambientale ma non con norme autoritarie avulse dal contesto bensì con un percorso fattibile e condiviso.

Un esempio: si può chiedere di non usare un prodotto chimico (tollerato) in agricoltura ma occorre ve ne sia un altro naturale, altrettanto efficace (o quasi) in commercio.

Se non c’è, servono finanziamenti per realizzarlo ma intanto quella coltura va preservata.

Ancora: le aziende agricole vanno sostenute nel rinnovamento e nella competitività, non imponendo di restringere le aree coltivate.

Inoltre l’Europa non s’è mai mossa per tutelare i marchi dei prodotti agricoli europei sui mercati mondiali.

Smettiamola con le risse e – conclude – di considerare un dogma le regole della transizione green (che ha gettato nel caos anche il comparto dell’auto) e rendiamo fattibili e più incisivi i provvedimenti (che per altro non possono essere solo dell’Europa) per contrastare la crisi climatica e ambientale”.

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