Per rilanciare la sanità pubblica è auspicabile “chiudere i piccoli ospedali, e questo la Toscana l’ha fatto abbastanza bene”, poi “aumentare lo stipendio dei medici” ed “eliminare l’intramoenia perché crea artificialmente una lista d’attesa”, infine “fare pressioni sul Governo centrale perché ci sia un adeguato finanziamento a livello regionale”. Lo ha detto Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, a margine della conferenza ‘Salviamo il sistema sanitario nazionale’ all’Ordine dei Medici di Firenze
“Le liste d’attesa – ha spiegato – funzionano così: lei telefona in ospedale, deve fare una mammografia, le dicono ‘guardi, adesso l’appuntamento non glielo possiamo dare, glielo diamo tra sei mesi o un anno’. Poi c’è sempre qualcuno che dice ‘però se paga glielo possiamo fare domani o dopodomani’. Ma lo fa la stessa persona? Sì, lo fa la stessa persona. Allora cosa vuol dire? Che la lista d’attesa non c’è, è una lista d’attesa di cui tutti parlano, ma se uno paga non c’è. Le persone che fanno gli esami ci sono, tutto c’è, ma è diventata una cosa per cui andiamo verso una sanità dove si paga per ottenere una prestazione. E si paga anche nella struttura pubblica: questa è una cosa scandalosa secondo me”.