Riportare nelle scuole la cultura del ‘saper fare’, rafforzare i percorsi formativi che precedono l’ingresso in azienda, intervenire sul cuneo fiscale per consentire alle imprese di elargire compensi più appetibili: sono le richieste presentate oggi da Aidda Lazio – l’Associazione imprenditrici e donne dirigenti d’azienda – nel giorno del suo sessantesimo compleanno.
L’iniziativa è stata arricchita dall’interessante intervento in video di Lucia Albano, sottosegretaria al Mef.
L’occasione è stata la tavola rotonda dal titolo ‘Il lavoro nobilita ancora?’, che ha messo a confronto le capitane d’azienda di oggi con realtà formative trasversalmente provenienti dal mondo dell’università, dell’associazionismo e del volontariato.
L’obiettivo specifico è stato quello di trovare soluzioni concrete rispetto ad un tema angolare: ridurre il mismatch che ancora intercorre tra le competenze richieste dalle imprese e quelle possedute dai candidati, con attenzione ai profondi cambiamenti che l’avvento dell’Intelligenza Artificiale apporterà.
E, accanto a questo, creare una cultura del lavoro che avvicini le nuove generazioni a mestieri nobili, ma che nella narrazione di massa finiscono per essere sottovalutati.
Argomenti che sono stati affrontati grazie alle testimonianze sul campo di imprenditrici afferenti a settori diversi e trainanti.
In questo senso sono intervenute Matilde Bocca Salvo, consigliera nazionale di Aidda Lazio e titolare della catena Sina Hotels; Luisa Cazzaro, presidente Aidda Lombardia con la sua azienda operante nel settore della meccanica di precisione, Cusa; Giorgia Sartini, che gestisce punti vendita a marchio Todis situati ai Castelli Romani.
Accanto a loro, per suggerire possibili risposte al problema, c’erano Daniela Pompei (vicepresidente e responsabile servizi migranti Comunità di Sant’Egidio), Michele Costabile (professore ordinario di marketing e corporate, Luiss Roma) e Daniela Fratantonio (responsabile relazioni esterne, Borgo Ragazzi Don Bosco), moderati da Gianluca Semprini.
Le conclusioni sono invece state affidate alla presidente nazionale Aidda, Antonella Giachetti.
Tra le relatrici intervenute, Luisa Cazzaro ha evidenziato che il corto circuito in essere possa far smarrire l’identità tipica delle piccole e medie imprese italiane, quelle che fanno della sartorialità il loro tratto distintivo, mettendo le persone al centro dei processi.
Di difficoltà specifiche ha parlato anche Matilde Bocca Salvo, marcando quanto, nel post pandemia, reperire figure addette ai lavori manuali – dal rifacimento delle camere ai camerieri – sia molto più complesso, e aprendo ad una maggiore integrazione degli stranieri nel settore.
La penuria di addetti qualificati, ha aggiunto Giorgia Sartini, non risparmia nemmeno il settore discount, dove reparti come quelli della macelleria, della pescheria o dell’enogastronomia sono ancora presidiati dalle figure più anziane, in assenza di un vero ricambio generazionale.
Nei saluti finali la presidente di Aidda Lazio, Diana Theodoli Pallini, ha evidenziato come la questione pressante e comune a tutti i settori coinvolti dalla tavola rotonda sia quella di riuscire a fare rete: ”Scuole, università, associazioni e istituzioni devono muoversi in sincrono per gestire il problema.
In particolare, serve un modo diverso di formare le nuove generazioni, inserendosi nei territori e creando sinergia profonda tra imprese, istituti superiori, università.
È un lavoro di squadra che vede Aidda impegnata in modo capillare, in tutte le regioni, con un impattante ruolo da playmaker.
Sappiamo bene che la partita è ancora lunga, ma noi lavoriamo con tenacia per riscrivere il risultato finale”.