La prima assemblea di bilancio della Banca d’Italia presieduta da Fabio Panetta nella carica di governatore è l’assemblea del risultato lordo negativo dell’esercizio 2023 per 7,1 miliardi che, poi, l’utilizzo del fondo rischi generali per 5,6 miliardi e del recupero fiscale della perdita lorda per 2,3 miliardi riporta a un risultato netto positivo per 0,8 miliardi.
La distribuzione dell’utile netto si concreta nell’assegnazione ai Partecipanti di un importo complessivo di 340 milioni, impiegando, ma non era certo un vincolo, anche la posta di stabilizzazione per 140 milioni, e allo Stato per 615 milioni.
Panetta, che nella sua relazione è tornato ad annunciare che, a livello di Eurosistema, si stanno realizzando le condizioni per un allentamento monetario, ha tenuto a far presente che l’attuazione della politica monetaria orientata alla stabilità dei prezzi si è riflessa sui risultati di bilancio (come, del resto, è accaduto per le altre banche centrali e per la stessa Bce).
Questo impatto era ampiamente previsto; Panetta lo ha esposto analiticamente rilevando, tra l’altro, che il rialzo dei tassi di riferimento della Bce ha determinato un aumento del costo delle passività, rappresentate soprattutto dai depositi delle banche ordinarie, senza che si sia registrato un corrispondente incremento delle attività di politica monetaria, per la loro minore sensibilità alla variazione dei tassi, essendo queste in larga parte costituite da titoli a tasso fisso con scadenza a medio e lungo termine.
Un’analitica rappresentazione dell’attivo e del passivo della Banca d’Italia è altresì alla base di queste considerazioni.
Ma Bankitalia può assorbire questa perdita per la politica di rafforzamento patrimoniale seguita in passato.
E qui andrebbe ricordato Antonio Fazio per la costante concentrazione su questo aspetto.
Va però osservato che gli errori compiuti dalla Bce nel non reagire, a suo tempo, all’inflazione in ascesa, continuando con una grave sottovalutazione a ritenerla transitoria, costituiscono il primum movens dei successivi negativi sviluppi che hanno avuto riflessi su famiglie e imprese e sullo stesso bilancio dell’Istituto centrale italiano.
Poi il governatore ha affrontato il tema dell’organizzazione della banca di via Nazionale e ha sottolineato l’auspicio dell’apertura al cambiamento, senza tuttavia disperdere i valori che hanno sorretto nel tempo l’autorevolezza e il prestigio dell’Istituto.
Il cambiamento è indotto, tra l’altro, nella visione di Panetta, dalla prevista introduzione dell’euro digitale e dal lavoro cosiddetto ibrido che riduce il fabbisogno di spazi negli uffici.
Il governatore ha poi esaminato la rete delle filiali, asserendo che la diffusione della presenza dell’Istituto sull’intero territorio nazionale è un valore che ne riflette la storia e ne rinsalda i legami con la società civile.
Però ha richiamato l’esigenza di tener conto del fatto che molte funzioni tradizionali delle dipendenze non hanno più ragion d’essere.
Saranno necessari, dunque, aggiustamenti che non alterino in modo significativo la configurazione della rete.
Andranno rafforzate le attività, ha precisato il governatore, che beneficiano della prossimità territoriale: la tutela della clientela bancaria, l’antiriciclaggio, l’educazione finanziaria, l’analisi economica.
In sostanza, almeno per ora, non sussiste un piano organico che vada al di là delle pur necessarie attività citate, per rendere le Filiali, tra l’altro, interlocutrici delle istituzioni del territorio e delle organizzazioni della società civile.
Del resto, mentre si prospettano innovazioni istituzionali di rilievo (si pensi al tema della controversa autonomia regionale differenziata) il ruolo delle filiali in raccordo con l’amministrazione centrale diventa ancor più importante e richiede un progetto che includa necessariamente risorse umane e mezzi adeguati.
Ricordo che quando, verso la fine degli anni 60 del Novecento, il governo del tempo lanciò il tema della programmazione in raccordo con le iniziative per attuare la previsione costituzionale sull’istituzione delle Regioni, il governatore Guido Carli, che personalmente, per la sua cultura, era a dir poco molto scettico a proposito dell’introduzione della programmazione, tuttavia, compiuta la scelta del governo, egli lealmente mobilitò su questo argomento il centro e la periferia della banca e promosse incontri con la sua presenza in molti capoluoghi regionali.
Il passato non è certo un ingombro.
Costituisce la fiaccola che non può essere posta sotto il moggio.
Panetta ha riconosciuto che il dialogo con le organizzazioni sindacali è una condizione essenziale per il buon funzionamento dell’Istituto se si realizza con un confronto aperto, leale e costruttivo.
Anche in questo caso, l’insegnamento dei predecessori con il ruolo che essi annettevano al confronto in questione potrà essere utile.
Nulla è stato detto, però, sui rapporti con la Bce che costituisce, invece, un tema centrale anche per l’organizzazione e per il personale della stessa Banca d’Italia.
È sperabile che se ne parli a maggio quando sarà presentata la Relazione annuale con le Considerazioni Finali.