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La Cina e l’Europa spiazzata | L’analisi di Federico Fubini, Corriere della Sera

‘La Cina e l’Europa spiazzata’. Federico Fubini sul Corriere della Sera prende in esame i complicati rapporti economici tra Pechino e l’Occidente: “Da secoli – scrive l’editorialista – i leader americani sono per lo più avvocati convertiti alla politica e anche gli europei vengono quasi tutti da studi di diritto, economia e altre scienze sociali. I cinesi, no. I curriculum dei membri del comitato permanente del partito mostrano che gli uomini selezionati per i vertici della Repubblica popolare sono ingegneri, in gran parte. Xi Jinping stesso, un politico puro, ha fatto studi di ingegneria chimica. L’osservazione è dell’analista Dan Wang dell’Università di Stanford e forse mai questa differenza ha contato tanto nelle relazioni internazionali come in questi giorni.”

Oggi a Busan, in Corea del Sud, Xi ha incontrato Donald Trump quando in Europa era ancora notte.

“Dormivamo, ma parlavano di noi forse senza neanche bisogno di nominarci. È quasi scontato che i negoziatori e i leader di Cina e Stati Uniti escano dai colloqui di questi giorni annunciando rapporti meno tesi. Più che una pace, sarà una tregua commerciale. La Casa Bianca allenterà i vincoli alla vendita di alcuni semiconduttori e si tiene pronta a rinviare, o correggere, alcuni dazi contro la Repubblica popolare; Pechino per qualche tempo frenerà le sue ritorsioni e acquisterà più soia dal Mid-West degli Stati Uniti. Ma la posta in gioco per noi europei rimane altissima.”

I dettagli di ciò che i cinesi in particolare stanno facendo – osserva Fubini – segnalano che hanno colto l’occasione delle tensioni con Trump per lanciare una precisa messa in guardia anche nei nostri confronti.

Xi Jinping agisce con l’Europa secondo una logica, coerente, di politica di potenza. I forti esigono tutto ciò che possono — scrive Tucidide —, i deboli subiscono ciò che devono.”

Resta giusto da capire perché lo fa e purtroppo non è difficile.

Da quando Trump ha alzato i suoi dazi, l’export cinese verso gli Stati Uniti è crollato del 17% rispetto a un anno fa.

La Repubblica popolare ora cerca di recuperare scaricando sottocosto parte di quel surplus industriale sull’Unione europea (più 8,2% di export in un anno) e Bruxelles ha iniziato a reagire con dazi antidumping contro Pechino, prima sulle auto e poi sull’acciaio.

“Il messaggio di Xi è preciso: ci sta avvertendo che, se facciamo resistenza, può forzarci ad aprire il nostro mercato. Viviamo un tempo di ferro – conclude – ma quanti leader in Europa stanno facendo uno sforzo per capirlo e adattarsi?”

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