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Il PNRR si tinge di verde: maggiori investimenti energetici affidati ai grandi gruppi | L’analisi

Il Pnrr sarà più verde, con 10 miliardi che nei prossimi 3 anni saranno destinati ad investimenti per la transizione energetica con un raddoppio rispetto ai piani iniziali, di per sé può essere considerata una buona notizia. Il governo aveva già Deciso di concentrare le risorse Ue nelle varie forme, al finanziamento delle aziende a controllo pubblico con maggiore capacità di realizzazione della spesa nei tempi richiesti. Con tutta probabilità, si tratterà di progetti già programmati da Terna, Snam, Enel ed Eni, non necessariamente però rispondenti ad un disegno unitario che identifichi un percorso e le scelte pubbliche da privilegiare.

Di fatto, le aziende hanno presentato già nei loro piani quinquennali i propri indirizzi in modo autonomo. Terna punta a rendere possibile la gestione della nuova capacità rinnovabile e l’elettrificazione dell’attività economica soprattutto nei trasporti con opere fino al 2035, oltre l’orizzonte del PNRR: fondi pubblici aggiuntivi andranno a finanziare in parte le opere previste nel prossimo biennio ma non ad accelerarne l’esecuzione.

Snam intende potenziare le reti di trasporto del gas algerino da rendere compatibili col trasporto dell’idrogeno, i tempi per completarle anche in questo caso vanno oltre l’orizzonte del PNRR: qui si tratta di capire quali altri progetti pilota già pianificati con scadenze ravvicinate verranno tinti di verde, ma difficilmente potrà trattarsi dei terminali su cui il governo punta per far diventare (fuori tempo massimo) l’Italia un hub del gas. Eni punta a riconvertire le sue raffinerie sui biocarburanti, fonte solo in parte rinnovabile e fortemente dipendente dalle importazioni di materie prime e vorrebbe frenare la fuoriuscita dei motori a combustione nei tempi previsti dalla Ue.

Enel deve ridurre l’indebitamento e troverà parziale sollievo al finanziamento delle iniziative annunciate per l’Italia, tra cui: 3Sun di Catania che si propone di diventare la più grande fabbrica di pannelli solari d’Europa; potenziamento della rete di distribuzione per le comunità energetiche, lo sviluppo del trasporto elettrico e della elettrificazione delle Pmi. Il fabbisogno finanziario per raggiungere la decarbonizzazione al 2030 (fra il 2,5 e il 4% del Pil) dipende soprattutto dagli investimenti privati i cui vincoli maggiori non stanno nell’accesso alle risorse, ma negli ostacoli burocratici ai diversi livelli, nonostante le semplificazioni introdotte, e nella difficile valutazione dei rischi anche per il fatto di lasciare ai grandi gruppi energetici la scelta delle priorità nelle strategie della decarbonizzazione: in assenza di un piano di marcia coerente e vincolante anche per i futuri governi ci sono stati vistosi ripensamenti su decisioni già prese, accompagnate dall’inerzia nella macchina pubblica.

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