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Il PNRR copre solo un terzo del fabbisogno per i rifiuti al 2035 | Lo scenario

Il fabbisogno impiantistico sui rifiuti al 2035, per rispettare gli obiettivi Ue, è stimato in 4-5 mld di euro per il trattamento della frazione organica e per il recupero energetico delle frazioni non riciclabili. A questi vanno sommati 1,2 mld per l’incremento della raccolta differenziata, 600 mln di investimenti finalizzati a mettere in servizio le strutture dedicate al fabbisogno residuale di discarica del 10% e infine altri 300 mln per l’implementazione della tariffa puntuale. «Nel complesso quindi», spiega in una nota il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, «la stima del fabbisogno di settore al 2035 è pari a 6-7 mld, ovvero tra i 0,5 e i 0,6 mld l’anno. Il Green Book evidenzia l’importanza di una gestione industriale dell’intero ciclo dei rifiuti, la necessità di realizzare impianti soprattutto al Centro-Sud e l’urgenza di superare le frammentazioni gestionali».

«Si tratta di tre elementi fondamentali per la piena affermazione dell’economia circolare. A tal proposito le aziende associate a Utilitalia, grazie anche ai fondi del Pnrr, sono adesso impegnate a realizzare impianti innovativi in filiere strategiche come la frazione organica, i Raee e i tessili», conclude Brandolini. Con il 60% destinato alle regioni del Sud e le azioni di riforma messe in campo, il Pnrr può offrire una spinta importante a colmare il service divide che caratterizza il Paese. Le linee di investimenti programmate mirano a incentivare la circolarità delle risorse e, nello specifico, a migliorare i sistemi di raccolta e gestione dei rifiuti in tutto il territorio nazionale. Per questi interventi sono stati stanziati 2,1 mld. Si tratta quindi di risorse che agiscono da propulsore per gli investimenti delle aziende, ma non sufficienti a colmare il fabbisogno nazionale di settore.

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