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[Il documento] Ecco il decalogo dei costruttori auto voluto dalla Ue per la transizione

L’Associazione dei costruttori europei di automobili (Acea) ha stilato un piano d’azione, indirizzato alla classe politica dell’Unione europea, poiché sebbene «il settore automobilistico e della mobilità sia uno dei primi ecosistemi analizzati dalla Commissione, non esiste un piano d’azione concreto associato al percorso di transizione, né un chiaro collegamento alla politica industriale presentata dalla Commissione».

Per questo i costruttori hanno messo nero su bianco il loro decalogo. Con 12,7 milioni di lavoratori europei, 398,4 miliardi di euro di entrate fiscali per i governi dell’Unione, 76,3 miliardi di euro di surplus commerciale, l’8,2% del Pil dell’Ue generato dall’industria automobilistica e 58,8 miliardi di euro di spesa annuale in ricerca e sviluppo (il 32% del totale dell’Ue), Acea rivendica che «il settore automobilistico e l’intera catena del valore sono la spina dorsale dell’economia europea». Per questo chiede di essere ascoltata, alla luce anche dell’ultimo voto al Parlamento europeo che ha confermato la scadenza proposta dalla Commissione di vietare la vendita in Ue di auto nuove diesel o benzina dal 2035.

Il primo aspetto segnalato da Acea nel suo decalogo riguarda il monitoraggio dell’impatto sulle catene di approvvigionamento. Lo scopo è «identificare le questioni che richiedono un sostegno politico», come i prezzi dell’energia, le materie prime, la tecnologia, il trasporto di merci e la logistica. «Creare un forum delle parti interessate del settore automobilistico e del governo per lo scambio di informazioni sulla resilienza della catena di approvvigionamento».

Viene quindi questo il sostegno ai «principi di una migliore regolamentazione per stimolare la competitività dell’industria, compresi tempi di attuazione sufficienti». Questo per fare in modo che «la politica di concorrenza dell’Ue sia in sintonia con le misure nazionali di sostegno all’industria». Ieri l’Acea ha definito prematura la scadenza fissata dall’esecutivo europeo. Quarto punto «garantire una politica energetica pragmatica e realistica», facendo sì che l’Ue sostenga «un nuovo approccio basato su una combinazione di vettori energetici per la transizione e soluzioni verdi a lungo termine».

Quinto, «garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e un percorso realistico per la transizione» e, sesto, «mantenere l’approccio di apertura tecnologica» affinché nessuna tecnologia in grado di ridurre le emissioni di Co2 venga vietata. Secondo Acea, «l’Ue dovrebbe concentrarsi sulla diversificazione delle fonti energetiche nel breve termine e sulla defossilizzazione nel medio-lungo termine» mentre «i responsabili politici dovrebbero esaminare le nuove dipendenze create dall’elettrificazione».

L’associazione dei costruttori chiede anche ulteriore sostegno agli stimoli per la domanda di auto: dagli sgravi fiscali, agli incentivi all’acquisto ai programmi di rottamazione passando per gli stimoli attraverso gli appalti pubblici. In questo modo si darebbe «un contributo positivo e più rapido alla neutralità delle emissioni di carbonio, alla sicurezza stradale e alla digitalizzazione» grazie agli «effetti positivi sui cambiamenti strutturali in tutta la catena del valore, dai costruttori ai fornitori, ai concessionari e alle officine di riparazione».

Non meno importante il penultimo punto del catalogo in cui si chiede l’aggiornamento delle «politiche di transizione alla luce dell’attuale crisi, compresa l’Agenda per le competenze», il sostegno di «un Patto settoriale per le competenze per il settore automobilistico» e «l’aggiornamento e la riqualificazione della forza lavoro con misure concrete e meccanismi di finanziamento». Infine, «garantire un bilancio ambizioso di Horizon Europe (il programma di ricerca europeo) per sostenere un sistema di trasporto stradale neutrale dal punto di vista climatico, nonché migliorare gli appalti pubblici incentrati sull’innovazione nei trasporti e nella mobilità».

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