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[Il caso] Covid, ecco la verità giudiziaria: «Vis maior cui resisti non potest»

I pm fiorentini Vito Bertoni e Giovanni Solinas hanno richiesto l’archiviazione al gip delle inchieste su decine di pazienti morti nelle Rsa e negli ospedali del circondario fiorentino, tra il 2020 e il 2021, fase di massima diffusione del contagio. «La pandemia da Covid 19 è un evento eccezionale, globale che ha determinato decessi e lesioni in tutto il mondo. È da considerare alla stregua di una vis maior cui resisti non potest», ovvero un evento di cosiddetta forza maggiore cui non si può resistere.

«È pacifico che soprattutto nella fase iniziale della pandemia, vista la novità della patologia e la sostanziale mancanza di affidabili evidenze terapeutiche, non vi fossero le linee guida sufficientemente accreditate o pratiche consolidate a cui legare il giudizio di rimproverabilità degli operatori sanitari». Nelle Rsa, spiegano i sostituti «vi era l’impossibilità per gli addetti di impedire i contatti, vista l’impossibilità di affidare i pazienti alle rispettive famiglie e la difficoltà di reperire i dispositivi di protezione, guanti e mascherine. Non si può affermare con sicurezza che il rispetto delle regole sanitarie avrebbe evitato il contagio».

Per due motivi: da in lato, secondo i pm, per la «notoria incapacità di arginare il virus grazie all’adozione delle misure via via disposte (ad esempio mascherine, distanza interpersonale, aerazione dei locali». Dall’altro per «le innegabili lacune scientifiche in argomento» legate «alla difficoltà di fronteggiare le mutazioni del virus (che ancora continua proliferare a livello globale) e alla pluralità di ondate di contagio che si sono susseguite nel nostro paese e nel mondo».

Il virus ha trovato, affermano i pm, «la prima e solida barriera soltanto» con il vaccino, che nella fase iniziale della pandemia non era ancora disponibile. Anche per i pazienti deceduti in ospedale, la procura ritiene che non si possa ricondurre «in termini rigorosi la morte al covid non essendo sufficiente che la persona sia risultata positiva». Solo in un numero limitato di casi «si è potuto fondatamente asserire, a seguito di autopsia, che la morte del paziente fosse da riconnettere al Covid, seppure senza alcuna certezza granitica, basandosi sulla minima conoscenza della patologia». Ma poi «non c’è certezza» che abbiano contratto il virus all’interno dell’ospedale e della Rsa per il contatto con il personale. 

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