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Il 63% delle agevolazioni per il fotovoltaico per le imprese è a fondo perduto | L’analisi

I portali per caricare le domande non sono ancora aperti ma è necessario prepararsi in anticipo, così da essere nelle prime posizioni quando arriverà il momento e accedere agli incentivi che, altrimenti, si rischia di veder sfumare.

Stiamo parlando dell’incentivo 5.0 per il fotovoltaico, pari al 63% a fondo perduto dell’investimento sostenuto, uno dei più alti mai conosciuti.

E se aggiungiamo che è cumulabile con altre agevolazioni la cosa si fa ancora più interessante.

Quali?

Ad esempio si può ricorrere alla Sabatini, che porta un contributo aggiuntivo di circa il 10% in più, arrivando quindi a un’agevolazione per il fotovoltaico del 73%.

Ma esiste almeno un altro motivo per anticipare i tempi: l’investimento non può essere realizzato a cavallo dell’anno e, per chi lo vuole concretizzare entro il 2024, c’è quindi la necessità di aver completato i lavori entro il 31 dicembre.

Ecco perché occorre ribadire che vale la pena di occuparsi subito degli adempimenti che possono essere eseguiti prima dell’apertura del portale e della prenotazione dell’incentivo: in via preliminare è necessario verificare ad esempio i titoli autorizzativi necessari, la compatibilità con la prevenzione incendi, procedere con la raccolta della documentazione relativa ai carichi energetici aziendali che servono alla redazione della diagnosi energetica e richiedere all’ente gestore di rete il preventivo di connessione alla rete elettrica.

«Anticipare i tempi è essenziale se si vuole essere certi di accedere a queste opportunità», rivela Jonathan Morello Ritter, Amministratore di Ambico, che si occupa di investimenti nel settore, «abbiamo avvisato i nostri clienti dell’opportunità e dei limiti di questa agevolazione.

Così chi vuole partire prima con noi può farlo, valutando la fattibilità di installare e incentivare con il 5.0 un impianto fotovoltaico e altre tipologie di investimenti».

Transizione 5.0 dunque è un’ottima opportunità per le imprese che vogliono investire e sicuramente un volano per il rilancio dell’economia italiana.

Il piano è dedicato a tutte le imprese che effettuino ”nuovi investimenti in strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato, nell’ambito di progetti di innovazione che conseguono una riduzione dei consumi energetici”, senza distinzione di forma giuridica, settore, dimensione o regime fiscale.

Ma ci sono anche alcuni timori.

Perché sì, Transizione 5.0 è un’agevolazione strutturale prevista fino a fine 2025 ma, considerando le esperienze avute nel recente passato con altre misure analoghe, qualche riserva è inevitabile.

L’accordo siglato con la UE lo scorso agosto prevede, oltre alla linea dedicata ai beni strumentali, anche due linee dedicate ai sistemi per autoproduzione e autoconsumo di energia e alla formazione per un totale di 6,3 miliardi suddivisi in parti uguali per i due anni (3,1185 miliardi per ciascun anno, oltre ai 63 milioni che il Mimit destinerà alla realizzazione della piattaforma), verosimilmente proprio per impedire l’esaurimento di tutto il plafond nel 2024.

Ma è anche vero che le incognite spesso sono dietro l’angolo.

Lo spiega lo stesso Morello Ritter: «Abbiamo visto anche ultimamente modifiche last minute che hanno disatteso promesse e programmi di investimento di molte imprese e cittadini.

Per ora mi sento di dire che di certo dovrebbe esserci l’incentivo 5.0 fino a fine anno.

Per il 2025 è tutto da vedere se le norme e le agevolazioni saranno le stesse.

Ormai cambiare le regole in corso è diventata… la regola e purtroppo dobbiamo abituarci a metterlo in preventivo».

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