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I lavoratori italiani sono tra i più affaticati d’Europa, solo il 46% si dice motivato | L’indagine di PwC Italia

I lavoratori italiani si dimostrano significativamente meno motivati della media europea e globale.

Il 54% dei lavoratori italiani dichiara di sentirsi affaticato, con quasi un terzo che esprime sentimenti di frustrazione, noia e senso di sopraffazione.

Tra i giovani lavoratori entry-level, due terzi si sentono stanchi e uno su tre è arrabbiato o annoiato.

È quanto emerge dalla nuova edizione dell’indagine “PwC Global Workforce Hopes and Fears 2025”, condotta su circa 50.000 lavoratori in 48 Paesi, di cui 1.675 in Italia, realizzata con il supporto dell’Ufficio Studi di PwC Italia.

Se da un lato emerge un certo entusiasmo verso il lavoro, dall’altro si registra una diffusa preoccupazione per il futuro professionale, accompagnata da un maggiore affaticamento e scarsa motivazione rispetto ai colleghi europei e globali.

Solo il 46% degli italiani si dice motivato ad andare al lavoro almeno una volta a settimana, una quota inferiore rispetto al 64% globale e al 61% europeo.

Il 14% affronta difficoltà finanziarie significative, con problematiche nel pagamento delle bollette.

L’ottimismo sul futuro del proprio ruolo coinvolge solo il 44% degli intervistati, meno dei livelli globali.

Solo il 46% degli italiani si fida dei dirigenti aziendali, mentre il 53% mostra maggiore fiducia nei propri manager diretti.

La sicurezza psicologica si rivela cruciale, con un aumento del 72% nella motivazione per chi si sente sicuro di sperimentare nuovi approcci.

Il 56% comprende chiaramente gli obiettivi aziendali, seppur sotto la media globale, e solo il 43% ritiene significativa la propria carriera.

Lo sviluppo delle competenze è un fattore decisivo per rimanere motivati: il 27% teme che almeno metà delle proprie skills possa diventare irrilevante entro tre anni, percentuale che sale al 37% tra gli entry-level.

Solo il 47% conferma di aver acquisito nuove competenze utili negli ultimi tempi, nonostante il 68% dia grande importanza allo sviluppo di competenze trasversali.

Inoltre il 44% dei lavoratori italiani prevede un impatto significativo della tecnologia sul proprio lavoro nei prossimi anni.

L’adozione dell’IA riguarda il 41%, con un interesse in crescita verso strumenti più avanzati come la GenAI.

Gli utilizzatori di IA segnalano un aumento della produttività (57%), creatività (58%) e qualità del lavoro (64%).

Anche in prospettiva, chi utilizza l’IA prevede che nei prossimi tre anni il trend rimarrà positivo.

Ancora più consapevoli del potenziale dell’IA sono coloro che ne utilizzano quotidianamente le forme più evolute come la GenAI: circa l’80% di questi utenti afferma di aver sperimentato tali miglioramenti.

La motivazione e l’entusiasmo sul lavoro risultano maggiori tra chi impiega strumenti di IA, con il 56% che dichiara di non vedere l’ora di lavorare almeno una volta a settimana, a fronte del 38% tra i non utenti.

Alessandro Grandinetti, Partner PwC Italia e Clients & Markets Leader, spiega: “L’indagine PwC Workforce Hopes and Fears Survey 2025 evidenzia come la forza lavoro italiana stia attraversando una situazione complessa, caratterizzata dalla volontà di approcciare le sfide offerte dalla trasformazione digitale con spirito costruttivo e propositivo, unitamente alla necessità di continuare a lavorare sulle leve della motivazione e del benessere aziendale. L’intelligenza artificiale, in particolare la GenAI, sta già migliorando produttività e la creatività, offrendo nuove opportunità di sviluppo competenziale differenzianti, utili per imparare a governare l’innovazione con responsabilità. È cruciale che le imprese accompagnino questa trasformazione con una strategia chiara, investendo nello sviluppo delle competenze interne per cogliere appieno i benefici dell’IA, mitigandone al contempo i rischi soprattutto etici. Le imprese dovranno supportare nel tempo il cambiamento tecnologico, valorizzando il capitale umano, per assicurare una crescita sostenibile nel tempo.”

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