Nella giornata del 25 novembre, Giuseppe Coco, economista ed editorialista, ha dialogato con Gianni Trovati, giornalista de Il Sole 24 Ore, durante il panel “PNRR e cambiamento del volto del Paese: quali i grandi obiettivi?”, nel corso degli Stati Generali della Ripartenza organizzati a Bologna dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia.
Alla domanda di Gianni Trovati in merito alla possibilità che questo ulteriore impegno sulle riforme possa rendere ancora più incisiva l’azione del PNRR, Giuseppe Coco risponde: “Beh, diciamo ovviamente che è una domanda molto complessa, nel senso che, come hai detto tu, ci sono 700 pagine di documenti ancora da leggere, considerando che sono stati licenziati ieri, quindi non si può dire con certezza a quali obiettivi precisamente ci siamo legati”.
Quello che possiamo dire sono due cose forse un po’ banali – spiega Giuseppe Coco – ma diciamo certe, le uniche certe. La prima è che una rimodulazione del PNRR era necessaria, perché c’erano alcuni investimenti che banalmente non erano coerenti con il quadro regolamentare del piano del Next Generation. Da un altro punto di vista, però, effettivamente la revisione è così ampia che chiaramente nelle modalità non si giustifica con questa banale considerazione, nel senso che pare evidente sia anche un atto politico.
Ed è interessante – prosegue Coco – che tu abbia notato questo aspetto delle riforme, che non è esattamente il centro dell’attenzione oggi, insomma si parla molto di più della rimodulazione degli investimenti, invece questo aspetto delle riforme è centrale. Perché in realtà se noi guardiamo al PNRR c’è una maniera banale di guardarlo, che è quella dei trasferimenti del debito nei confronti dell’Unione Europea, ossia di questo veicolo creato dall’Unione Europea e gli obiettivi formali che sono le transizioni gemelle compatibilmente con le questioni diciamo così di equità. Però c’è un modo più sotterraneo di guardarlo, cioè quello che il PNRR, in realtà, sia un modo nel nostro rapporto con l’Europa di cambiare sostanzialmente il settore pubblico italiano. Col PNRR noi ci impegniamo a fare quello che non abbiamo fatto per alcuni decenni, investire in conto capitale, cosa che quasi non eravamo più capaci di fare, investire in capitoli anche relativi al capitale immateriale e poi a fare certe riforme”.
Poi, concludendo il suo intervento Giuseppe Coco aggiunge: “Ora, effettivamente è curioso che il governo si sia impegnato in riforme più ampie nel momento in cui però, per certi versi, si impegna anche in un negoziato con Bruxelles su capitoli sui quali chiaramente non c’è flessibilità a livello europeo, perché uno degli obiettivi del PNRR è anche quello di “costringere” ed impegnare l’Italia in un processo di riforma che da un punto di vista di consenso è costoso per qualunque governo, riforme che sappiamo sono diciamo il tallone d’Achille del nostro Paese, a partire dall’evasione fiscale fino alla questione della concorrenza sulle concessioni e da questo punto di vista effettivamente il dubbio che hai posto è abbastanza interessante nel senso che è curioso come vi sia un atteggiamento tattico del governo nel breve periodo che non sembra voler andare in maniera particolarmente pesante su alcune di queste riforme, però allo stesso tempo si impegna a medio termine, perché ormai PNRR non è più un impegno a lungo termine ma a medio termine, a fare ulteriori riforme”.