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Giovanni Lombardi, presidente Tecno Group: “Il mecenatismo d’impresa è fondamentale per ridare valore ai territori”

«Il nostro Paese e il nostro territorio possiedono una parte straordinaria del patrimonio artistico mondiale ma non sempre dispongono di risorse sufficienti per tutelarlo e valorizzarlo. Il mecenatismo d’impresa, in questo senso, non è più soltanto un gesto filantropico, ma un atto di responsabilità e di visione, un investimento nel futuro del Paese».

Una visione che l’imprenditore e mecenate Giovanni Lombardi trasmette nell’intervista a Il Mattino, in occasione della presentazione delle opere Ritratto di Carlo III di Borbone di Anton Raphael Mengs e dello Studio per portale monumentale del monastero di San Gregorio Armeno di Giacomo Del Po, acquisite nel patrimonio del Museo e Real Bosco di Capodimonte grazie al mecenatismo di Lombardi.

Lombardi è anche il fondatore e presidente di Tecno, società benefit quotata su Euronext Growth Milan e tra i principali player nel settore SustainTech, realtà in prima linea nella consulenza energetica e nella sostenibilità, con grande attenzione ai temi della cultura e della responsabilità sociale d’impresa. Tecno è considerata un esempio per il suo modello di business totalmente scalabile.

Lombardi, lei ha ricevuto il Premio Areté all’Università Bocconi come esempio di mecenatismo d’impresa. Perché è così importante per l’Italia l’impegno delle aziende a supporto dei beni culturali?

«Perché le imprese possono diventare partner attivi delle istituzioni nella cura dei luoghi della cultura, restituendo valore ai territori e rafforzando, allo stesso tempo, la propria identità e reputazione. È una forma di leadership civile».

L’Art Bonus ha contribuito a rendere più concreto questo ruolo?

«Assolutamente sì. L’Art Bonus ha rappresentato una svolta: ha trasformato il gesto di generosità in un gesto strategico, rendendolo fiscalmente sostenibile e più accessibile anche alle aziende di piccole e medie dimensioni. Ma soprattutto ha cambiato la percezione: investire in cultura non è una spesa, è un modo intelligente per creare valore condiviso. Ogni intervento di tutela o di valorizzazione ha un ritorno che va ben oltre l’immagine dell’impresa, perché contribuisce al benessere collettivo. Val la pena precisare che l’Art Bonus si differenzia dalle sponsorizzazioni proprio perché non c’è un utilizzo commerciale».

Tecno è da tempo impegnata su questo fronte. In che modo integrate la cultura nella vostra strategia aziendale?

«Per noi la cultura è un pilastro identitario, insieme all’innovazione e alla sostenibilità. Sostenere restauri, mostre o progetti educativi significa promuovere la bellezza come fattore di competitività e di crescita. Un’impresa moderna non può limitarsi a produrre valore economico: deve anche contribuire alla qualità della vita dei territori in cui opera. Il mecenatismo, in questo senso, è parte integrante della nostra visione di impresa responsabile».

Lei è stato anche in prima linea nel progetto “Rivelazioni” di Borsa Italiana…

«È stato un privilegio e devo ringraziare l’allora amministratore delegato di Borsa Italiana Raffaele Jerusalmi per averci voluto sempre al loro fianco nelle varie tappe di “Rivelazioni” nei grandi musei italiani, abbiamo così potuto dare il nostro contributo per il restauro di opere di artisti come Tiepolo.
Con “Rivelazioni” le imprese hanno potuto finanziare il restauro di un’opera con l’Art Bonus e l’opera era per un periodo in visione anche a Piazza Affari».

Qual è il legame più forte tra impresa, cultura e territorio?

«Un’impresa che nasce e cresce in un territorio non può essere indifferente alla sua storia, alla sua arte, al suo paesaggio. La cultura è un elemento di identità, ma anche un motore economico. Investire nella cultura significa rafforzare la coesione sociale, attrarre turismo di qualità, stimolare innovazione e nuove competenze. In fondo, ogni euro speso in cultura genera un ritorno moltiplicatore per la comunità».

Come immagina il futuro del mecenatismo in Italia?

«Lo immagino fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato e su reti stabili di sostegno alla cultura. L’Art Bonus è stato un primo passo importante, ma ora serve consolidare questa pratica come elemento strutturale del nostro modello di sviluppo. La tutela del patrimonio artistico non è una questione per pochi: è una forma di investimento collettivo nel futuro del Paese. Se continueremo su questa strada, il mecenatismo diventerà una delle leve più efficaci per la crescita e per l’orgoglio nazionale».

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