“Difficile che l’interruzione della fornitura di armi all’Ucraina possa essere una precondizione per arrivare al negoziato”, afferma il generale di Corpo d’Armata Pietro Serino, capo di Stato maggiore dell’Esercito, al Corriere della Sera.
“Nessuna soluzione di questo genere scaturisce dal fatto che l’aggredito non è più in grado di difendersi – dice l’alto ufficiale -.
Mi rendo conto che gli strumenti militari non hanno una finalità nobile”, ma “l’aiuto di Paesi che condividono i valori di libertà e democrazia fra le nazioni ci deve essere”.
Sul disappunto per la qualità di alcune forniture militari all’Ucraina, il generale Serino specifica che i “mezzi dismessi dalle forze armate italiane da molti anni e mai offerti proprio per il loro stato di manutenzione e vetustà”, “sono stati richiesti, comunque, da parte ucraina, nonostante le condizioni, per essere revisionati e messi in funzione”.
Il capo di Stato maggiore dell’Esercito lancia un appello sulla necessità di un polo industriale militare terrestre in Italia.
“La guerra in Ucraina ci ha insegnato che ciò che sembra lontano può presentarsi all’improvviso vicino a casa nostra”, spiega, e dunque, “avere un partner industriale di riferimento per la difesa terrestre sarebbe un bene per il Paese e per l’Esercito.
In Italia questo settore non è mai decollato”.
Una scelta del genere, dice, porterebbe al “soddisfacimento delle esigenze e dei requisiti dei mezzi di cui abbiamo bisogno e la realizzazione di una catena di supporto logistico e di manutenzione dei veicoli”.