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Massimo Gaggi (Corriere della Sera): «Usa, winter plan: estenderà le precauzioni e le pressioni sui non vaccinati»

Con l’arrivo della variante Omicron, anche negli Stati Uniti la campagna vaccinale e la strategia di gestione della crisi sanitaria dovrà essere rivista. Ne parla Massimo Gaggi, facendo il punto della situazione. «Il 4 luglio» scrive l’editorialista «Joe Biden invitò gli americani a festeggiare l’indipendenza dal Covid oltre che quella degli Usa. Oggi parlerà alla nazione in un clima assai diverso».

«Biden, che paga cara la sottovalutazione di sei mesi fa, continuerà ad affidarsi ad Anthony Fauci come ha fatto dall’inizio, ma il problema, ora, è come affrontare la nuova emergenza (a gennaio negli Usa si temono un milione di contagi al giorno) e quali speranze dare a un popolo stremato. Il suo winter plan estenderà le precauzioni e le pressioni sui non vaccinati».

«Ma la gente vuole anche vedere la fine del tunnel. E per i critici il governo non sta facendo abbastanza: vorrebbero un altro sforzo imponente come il piano Warp speed da 10 miliardi di dollari che durante la presidenza Trump favorì la messa a punto dei rivoluzionari vaccini mRna di Pfizer e Moderna. Vari gruppi di ricercatori negli Stati Uniti e in altre parti del mondo lavorano allo sviluppo di un pan-coronavirus vaccine, cioè di un vaccino polivalente capace di colpire il virus indipendentemente dalla variante con la quale si presenta», scrive su Corriere della Sera.

«Secondo l’infettivologo Bruce Gellin, ora capo dell’area salute della Rockefeller Foundation, bisogna essere più determinati e capovolgere l’approccio attuale: cercare il Sacro Graal del vaccino universale significa passare a giocare d’anticipo sui virus. Altrimenti, con la logica dei booster dovremo sempre inseguire. Il timore di Fauci» sottolinea Gaggi «è che il lancio di un Warp Speed 2, oltre a comportare spese colossali, potrebbe creare disaffezione nei cittadini per i vaccini attuali che non proteggono totalmente dai contagi, ma limitano la gravità della malattia».

«I primi dati raccolti in Israele sulla protezione rispetto a patologie gravi da Omicron sono molto positivi e questo spiega l’attendismo della Casa Bianca nonostante l’aumento dei contagi. Ma è una partita che si gioca sul filo del rasoio. In un Paese coi nervi a fior di pelle. Se, come sembrano indicare anche le incoraggianti ricerche che arrivano da Hong Kong, verrà confermata una natura essenzialmente “benigna” di Omicron e la pressione sugli ospedali risulterà gestibile, si potrà continuare sulla strada fin qui seguita. Altrimenti» conclude «bisognerà accelerare coi trial clinici dei nuovi vaccini».

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